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Cooperazione & Relazioni internazionali

Arci: Sentenza contro i respingimenti dell’Italia è un precedente importante

L'associazione plaude a una decisione che reputa "illegittime la detenzione e l'espulsione di una o più persone senza il vaglio dei singoli casi", come successo nel 2011 ai danni di molte persone tunisine. "Ora bisognerà tenerne conto nei trattamenti riservati ai migranti"

di Redazione

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna l’Italia per il trattenimento illegale e l’espulsione di tre cittadini tunisini: è la sentenza del procedimento intentato davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo da due avvocati italiani, Luca Masera e Stefano Zirulia, per i tre migranti tunisini.

"La sentenza riveste una grande importanza, per i contenuti e per il contesto in cui si colloca", afferma l'Arci. La vicenda risale al 2011, Ministro dell’Interno Maroni, quando nel centro di Lampedusa vennero rinchiusi per 4 giorni, "senza l’avvallo della magistratura e senza poter contattare un legale, diversi migranti tunisini che poi vennero espulsi collettivamente verso il paese d’origine", spiega l'associazione. "Tre di loro, grazie anche all’intervento dell’Arci, vennero rintracciati in Tunisia e diedero mandato ai due legali di sporgere denuncia".

La sentenza della corte Europea, secondo la stessa associazione, "stabilisce tre principi fondamentali: è illegittimo detenere una persona senza che il provvedimento di restrizione della libertà personale venga avvallato da un magistrato e sia consentito ai detenuti di consultare un legale; le condizioni di detenzione nel centro di Lampedusa non rispettavano quanto previsto dall’articolo 3 della convenzione Europea dei diritti dell’uomo, in particolare per quel che riguarda i trattamenti disumani e degradanti; le espulsioni collettive verso la Tunisia erano illegittime, perché effettuate solo sulla base della nazionalità degli espulsi, senza il vaglio dei singoli casi e senza un provvedi,mento della magistratura".

Questa sentenza "crea un importante precedente, di cui le istituzioni italiane ed europee dovranno tener conto nella discussione in corso e nei trattamenti concreti riservati ai migranti. Questo vale per esempio sulla prevista detenzione negli hot spot, di cui si chiede con insistenza all’Italia di dotarsi. Hot spot e Hub chiusi nel sud Italia, dove i migranti verrebbero trattenuti in attesa dell’identificazione e della valutazione se richiedenti asilo o meno", continua l'Arci. "Secondo i giudici della Corte questo trattamento sarebbe illegale. Come illegali sono le condizioni di degrado in cui vengono costretti a vivere i migranti e richiedenti asilo nella maggior parte dei Cie e dei Cara. Una sentenza dunque che rafforza chi da anni si batte contro quella sospensione del diritto cui le istituzioni si sentono autorizzate nei confronti dei migranti, chiedendone il rispetto della dignità e dei diritti".


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