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Aprire la sanità agli irregolari produce risparmi

Nel pieno del dibattito di queste settimane, l'Agenzia europea per i diritti fondamentali pubblica un report fatto di numeri. Per dire che aprire le cure sanitarie generiche anche agli immigrati irregolari è una scelta non solo più umana ma anche più economica. I risparmi possono arrivare al 16% rispetto a curare ictus e infarti e al 69% rispetto al prendersi cura di bambini nati molto sottopeso

di Sara De Carli

Escludere i migranti irregolari dalle cure mediche è poco umano ma anche poco furbo dal punto di vista economico: i costi delle cure sanitarie specialistiche per affrontare le emergenze infatti sono molto più alti del costo di una presa in carico totale, preventiva e generica. A scriverlo nero su bianco è un report dell'Agenzia europea FRA (Eu Agency for fundamental rights) intitolato “Cost of exclusion from healthcare The case of migrants in an irregular situation”, arrivato oggi anche sulle colonne del Sole 24 Ore.

L’Agenzia ha elaborato un modello economico per analizzare e comparare i costi del garantire l’accesso regolare alle cure per tutti gli immigrati e quelli necessari per curare chi, fra queste persone e con la stessa incidenza statistica che si riscontra nella popolazione generale, ha un bisogno sanitario di emergenza, con il conseguente ricorso a cure complesse, d’urgenza, più costose. Il report ha elaborato modelli per due casi specifici: l’ipertensione e l’assistenza in gravidanza alle future mamme. I modelli sono stati applicati a tre Stati dell’Unione: Germania, Grecia e Svezia.

Questi Paesi sono stati scelti perché i criteri che oggi hanno in vigore per l’accesso alla sanità per gli immigrati irregolari sono molto diversi fra loro. All’inizio dello studio tutti e tre i Paesi consentivano l’accesso agli irregolari solo per le emergenze, ma nel 2013 la Svezia ha aperto la sanità generica agli immigrati irregolari. In Germania l’accesso alle cure è accompagnato da un report alla polizia, con i dati dell’immigrato, cosa che scoraggia molti. Inoltre i tre Stati hanno modelli sanitari molto differenti: in Svezia le cure sanitarie vengono garantite attraverso il gettito fiscale e quindi sono prevalentemente erogate da servizi pubblici; in Germania la salute c’è un mix di pubblico e privato, la Grecia ha un modello statale e un sistema complementare basato sulle assicurazioni private.

Risultati

Ipotizzando che il 100% degli immigrati irregolari faccia un uso costante delle cure preventive (100 % access model), a un anno dall’apertura dei servizi sanitari agli immigrati irregolari, il risparmio per malattie legate all'ipertensione sarebbe del 9 % paragonato alla situazione che non prevede alcun accesso alle cure. In particolare, le cure per i pazienti che soffrono di ipertensione preverrebbero 309 ictus in Germania e 223 infarti ogni mille migranti, se il modello fosse adottato stabilmente, in Grecia 321 ictus e 232 infarti, in Svezia 233 ictus and 168 infarti. I risparmi come è ovvio aumentano, dopo 5 anni di applicazione del modello arrivando al 12-13% e con un’applicazione stabile raggiungerebbero persino il 16%.

Quanto alle cure prenatali, aprire le cure alle donne incinta ancorché prive di permessi regolari, in Germania, Grecia e Svezia costerebbe meno che non prenbdersi cura dei bambini nati sottopeso (LBW) per mancanza di cure in gravidanza. Il modello prevede un risparmio del 48% in Germania e Grecia, che sale fino al 69% in Svezia, pari a un taglio di costi di €56, €52 e €177 per donna in due anni. Grossomodo quindi l’accesso alle cure prenatali costerebbe la metà di quanto costa oggi trattare un bambino molto sottopeso. Il modello potrebbe prevenire la nascita di 4 bambini LBW su mille donne in Germania, 5 in Grecia e 6 in Svezia.

L’Italia, prevedendo il pieno accesso alle cure anche per i cittadini stranieri irregolari, ha una normativa avanzata ed includente. Il diritto alla salute viene protetto, come ricorda la Corte Costituzionale, “come ambito inviolabile della dignità umana”. Il Naga però attraverso la sua quotidiana attività ha rilevato che l’applicazione della normativa è spesso disattesa, in particolare in Lombardia. In primavera il Naga ha presentato i dati di una ricerca interna, che ha contato 155 casi di persone che sono state ricoverate negli ospedali o trattate in Pronto Soccorso e non sono state assistite secondo quanto previsto dalla legislazione vigente. Per questo il Naga ha chiesto che Regione Lombardia renda concretamente possibile, non solo limitandosi a darne indicazione nelle circolari, l’accesso alle “strutture sanitarie del territorio” per i pazienti stranieri irregolari, come previsto dall’Accordo Stato Regioni del 20 dicembre 2012, permettendo loro l’iscrizione agli ambulatori dei medici di medicina generale e che la Regione, le ASL e le Direzioni Sanitarie Ospedaliere attuino una campagna di informazione e formazione sul Testo Unico Immigrazione, rivolta a medici, infermieri e personale amministrativo.

Photo by LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images


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