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Cooperazione & Relazioni internazionali

Rifugiati accolti: l’umanità non ha ancora abbandonato l’Europa

La foto del piccolo Aylan ha contribuito a svegliare finalmente le coscienze degli europei, nota un editoriale del direttore di Oxfam sul sito di Al Jazeera. Non tutto dunque è perduto. Ma occorre che i governi prendano esempio dai cittadini

di Gabriella Meroni

Non tutto è perduto. In particolare non bisogna perdere la fiducia nell'umanità, dopo la gara di solidarietà che ha visto coinvolti molti cittadini europei che si sono mobilitati per trasportare in salvo o dare ospitalità ai profughi siriani. E' il succo di un intervento pubblicato sul sito di Al Jazeera dal direttore di Oxfam International, Winnie Byanyima. L'unica cosa di cui occorre scandalizzarsi, nota Byanyima (a sua volta rifugiata dall'Uganda del dittatore Amin in Gran Bretagna nel 1978), è che «ci sia stato bisogno della terribile immagine del piccolo Aylan affogato su una spiaggia per smuovere le coscienze». Sempre secondo l'autrice, probabilmente gli europei si sarebbero svegliati prima se non fossero stati condizionati da un «sentimento di paura creato ad arte» che si riassume nella domanda: cosa rappresentano questi migranti per le nostre comunità? Chi sono queste persone "estranee"?
Secondo dati Onu, alla fine del 2014 nel mondo quasi 60 milioni di persone avevano lasciato le loro case per colpa di guerre, carestie e conflitti; il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che ha fatto segnare un +63% rispetto all'anno precedente. Una crisi complessa che se non rischia di far implodere l'Europa – i 340mila rifugiati accolti finora sono meno dell'1% della popolazione globale del continente – pone però diversi problemi che devono essere risolti alla radice, attraverso finanziamenti adeguati che offrano adeguata protezione – è la richiesta di Oxfam ai paesi ricchi – almeno al 5% del totale dei rifugiati siriani nel mondo, ovvero 200mila persone. E l'esempio, conclude l'articolo, viene proprio dalle persone semplici, dai cittadini comuni. «L'umanità che tutti desideriamo non è scomparsa», nota Byanyima, «e le tragiche vicissitudini di troppi migranti nei nostri tempi non chiedono altro alle nostre coscienze».


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