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Sostenibilità sociale e ambientale

Consumi: nel 2015 record di crescita del biologico in Italia

I dati, diffusi alla fiera Sana in corso a Bologna, fanno impallidire i consumi nel settore alimentare tradizionale, fermi a un -0,1 nei primi mesi del 2015. Secondo la Coldiretti, si tratta del record di sempre per il nostro paese: +20 nei primi mesi del 2015, per un valore di 2,5 miliardi

di Gabriella Meroni

Prosegue senza sosta il boom del biologico in Italia, che ha raggiunto un giro d’affari al consumo superiore ai 2,1 miliardi di euro nel solo canale domestico, senza considerare quindi tutto quello che passa attraverso la ristorazione, i bar, le mense e in generale il food service. Sono questi i dati diffusi a Sana, la fiera del bio che si chiude domani a Bologna con uno straordinario successo: una crescita del 25% degli espositori (giunti a 700), una crescita dei buyer internazionali che ha toccato il 45% in più rispetto all’anno scorso e oltre 4.000 incontri business to business nella lounge riservata da BolognaFiere agli espositori. Secondo la Coldiretti, il fatturato annuale è superiore a 2,5 miliardi di euro, quindi si tratta del record di sempre, 6 volte superiore ai valori degli anni 2000.

Tornando alle cifre del bio, diffuse dall'Ismea, si scopre che a fare la parte del leone sono la Distribuzione moderna (ipermercati, supermercati, discount, libero servizio) con un fatturato nel segmento di circa 855 milioni (il 40% del valore del bio-retail) e le superfici specializzate nella vendita di prodotti biologici che muovono più di 760 milioni di euro (il 35% del totale). Ai restanti canali le stime Ismea attribuiscono un’incidenza complessiva di quasi il 25%, rappresentata per il 10% da mercatini, vendite dirette, gruppi di acquisto solidali (Gas) e e-commerce, per l’8,9% dai negozi tradizionali e per il 5,1% dalle farmacie.

I consumi di alimenti biologici presso la Gdo, spiega ancora l’Ismea, esprimono tassi di crescita molto sostenuti, in evidente controtendenza rispetto alle vendite di prodotti alimentari convenzionali. Dopo aver chiuso il 2014 con un incremento dell’11%, gli acquisti di food bio hanno spiccato il volo nei primi sei mesi dell’anno in corso, facendo registrare un aumento in valore vicino al 20%, che allarga ulteriormente il gap con il trend dell’agroalimentare nel complesso, fermo nello stesso periodo a un +0,1%. I comparti più dinamici si confermano i derivati dei cereali (+28% nella prima metà del 2015) e gli ortaggi freschi e trasformati (+21,8%).

Tra le aree geografiche spicca il ruolo del Nord (che concentra i 2/3 degli acquisti). Spostandoci nello specializzato, Ismea stima una crescita delle vendite di prodotti bio (anche non alimentari) a un tasso medio annuo compreso tra un +12% e un +15% nell’ultimo quinquennio. Presso il canale specializzato le vendite sono costituite per circa l’88% da prodotti alimentari e per il restante 12% da merceologie non food. Tra queste ultime, preponderante è il peso dei prodotti per la cura della persona (10%), mentre risulta ancora limitato il contributo dei prodotti per l’igiene della casa (1,4%) e il pet-care (0,3%). Tra specializzato e Gdo, conclude Ismea, lo spread dei prezzi è del 10%-20%.


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