Famiglia & Minori

Don’t Shoot the Painter, il giovedì sera la mostra si apre al mondo

Fino al 1° ottobre alla Gam di Milano, nell'ambito dell'esposizione di oltre 100 opere della Ubs Art Collection, le guide sono dieci immigrati che offrono ai visitari nuove chiavi di lettura delle opere. Il progetto voluto da Ubs vede la collaborazione di Connecting Cultures e Comunità Nuova onlus

di Redazione

Fino al 1 ottobre tutti i giovedì sera l’arte diventa un elemento di scambio interculturale. Alla Gam – Galleria di Arte Moderna di Milano è in corso la mostra “Don’t Shoot the Painter. Dipinti della Ubs Art Collection”, cento i dipinti esposti che per due ore il giovedì (dalle ore 19 alle 21) sono la cornice di un progetto interculturale. Si tratta di visite guidate dove il racconto non è quello della mostra e dei suoi quadri, ma la storia, i ricordi, le sensazioni di dieci migranti (Carmen, Daniela, Darius, Elvis, Fatima, Geanina, Lilly, Miriam, Sara, Zhaid) provenienti da diversi Paesi e con alle spalle diverse esperienze di migrazione. Ciascuno di loro ha scelto un’opera che in qualche modo dice qualcosa di loro, collegata alle rispettive culture, esperienze e provenienze.

Don’t shoot the Painter. Da Bellini a Basquiat: incontri interculturali è un progetto che si inserisce nel programma di Community Affairs che Ubs promuove nel mondo. Il progetto in corso a Milano è stato voluto da Ubs, patrocinato dall’assessorato alle Politiche sociali e cultura della salute del Comune di Milano ed è stato ideato in collaborazione con Connecting Cultures e Associazioni Comunità Nuova onlus. L’idea del progetto è l’incontro tra le opere d’arte e le persone di provenienza multietnica che avranno quindi la possibilità di offrire al pubblico nuove chiavi di lettura raccontando storie, emozioni e ricordi. Non è un caso che il titolo sia Da Bellini a Basquiat: incontri interculturali: da un lato richiama le opere che verranno raccontate durante le visite, dall’altro la sede dello sportello sociale di Comunità Nuova situato in via Gentile Bellini al Giambellino.

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L'obiettivo del progetto è, oltre che offrire un percorso alternativo di visita, avvicinare persone e gruppi che difficilmente accedono agli spazi museali e all'offerta culturale della città per ritrosia o semplice non conoscenza a un museo pubblico ma soprattutto proporre alla città, alle sue istituzioni e alle fondazioni private l'idea di progettare percorsi guidati alle mostre di Milano in lingue diverse dall'italiano o dall'inglese – siano l'arabo, lo spagnolo o il cinese – o attraverso filtri culturali diversi da quelli ai quali siamo abituati.

L’arte diventa un elemento di scambio interculturale e consente a questi nuovi cittadini l’accesso a luoghi ed espressioni artistiche per loro inediti. La contaminazione delle culture è un valore aggiunto offerto al visitatore, allo stesso tempo le dieci guide potranno capitalizzare questa esperienza a beneficio del proprio curriculum per proporsi come mediatori culturali in altri contesti museali.
Alcune delle persone coinvolte, infatti, hanno un trascorso professionale nel loro Paese d'origine come insegnanti, professioniste nel mondo della comunicazione e dei media mentre qui in Italia svolgono lavori meno qualificati rispetto alla loro preparazione.


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