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Save the children e Centro Astalli: Delusi dall’inazione Ue verso i migranti

"Il vertice di ieri è stato l'ennesimo fallimento" per l'ong che si occupa di tutela dei minori. "L'Unione europea continua a eludere la domanda principale: come fa chi scappa dalla guerra a chiedere legalmente asilo senza rischiare la morte in mare", chiede il Centro per i rifugiati dei Gesuiti

di Redazione

Com'è andato il vertice europeo di lunedì 14 settembre sull'emergenza rifugiati? La risposta arriva direttamente da due ong coinvolte nell'assistenza a chi fugge da guerrem persecuzioni e disagi di ogni tipo, Save che children e Centro Astalli. “Save the Children è fortemente delusa per l’inaccettabile lentezza delle decisioni dei nostri leader europei. Ieri a Bruxelles i Ministri Ue hanno fallito una volta di più nel prendere immediate e concrete misure per risolvere la crisi, mentre miglia di bambini soli o con le loro famiglie arrivati in Europa non sono assistiti in alcun modo o sono stipati in strutture di accoglienza assolutamente inadeguate e in alcuni casi inumane in Grecia e lungo la rotta balcanica". dichiara Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e tutelarne i diritti. "Siamo molto allarmati anche per i bambini intrappolati nel caos dovuto alla chiusura delle frontiere da parte di alcuni paesi europei e a seguito del quale migliaia di minori, anche piccolissimi, sono costretti a dormire all’aperto, esposti al rischio di ammalarsi e di essere vittime di trafficanti, violenze e sfruttamento. Sono i più vulnerabili, e sono già scampati miracolosamente alla morte in mare dove, secondo dati Iom, è come se quest’anno ogni giorno avessero perso la vita 10 persone, alle quali si aggiungono le vittime del naufragio delle ultime ore nell’Egeo. L’Ue deve assolutamente agire"

Save the Children propone 5 cose da fare subito per fermare questa crisi umanitaria:

1. Proseguire le operazioni di salvataggio in mare, perché salvare le vite umane resta la priorità

2. Dare vita ad un sistema di accoglienza e protezione europeo, con standard che assicurino il rispetto dei diritti umani e della dignità e con una particolare attenzione dedicata ai bambini, i più vulnerabili

3. Impegnare i Paesi Europei in un intervento organico di riallocazione dei profughi che giungono in Europa – a partire dall’accordo sulle quote oggi proposto da Juncker – e di re-insediamento di profughi direttamente dai paesi di origine o di transito, accogliendo ad esempio, nel caso della Siria, almeno il 5% dei rifugiati.

4. Attivare strade sicure e legali, alternative ai trafficanti, per ottenere diritto di asilo in Europa, attraverso visti umanitari, il potenziamento delle procedure di ricongiungimento familiare, sempre a tutela del superiore interesse dei minori, scongiurando il ricorso a forme di detenzione, deportazione o respingimento

5. Intervenire sulle cause primarie della crisi, rafforzando gli aiuti e la cooperazione e l’impegno diplomatico per la soluzione negoziata dei conflitti in Siria, Libia e in altri paesi.

Secondo le stime, dal 1 gennaio al 14 settembre 2015 sono arrivati via mare in Italia circa 122.530 migranti, tra cui almeno 12.175 minori. Tra questi ultimi, circa 3.410 sono accompagnati e in prevalenza siriani ed eritrei, mentre i minori non accompagnati sono almeno 8.760, principalmente eritrei, somali ed egiziani, ma anche originari di altri paesi dell’Africa sub-sahariana e occidentale.

Anche il Centro Astalli, la realtà di tutela dei rifugiati promossa dai padri Gesuiti, sottolinea il fallimento dell'ultimo vertice europeo: "L'Ue torna ad eludere la domanda principale: oggi chi scappa dalla guerra come può arrivare legalmente a chiedere asilo in Europa?

Si aspettava il vertice UE di ieri come l’inizio di un nuovo corso su politiche migratorie e accoglienza per i rifugiati, avendo intravisto nelle parole del presidente Juncker della scorsa settimana un nuovo volto di un’Europa finalmente solidale e accogliente. Ma oggi ci troviamo a constatare che le persone continueranno a morire in viaggi che sono gestiti esclusivamente da trafficanti", è il commento di padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli. "Dopo l’ennesimo vertice ci sembra di ritornare al punto di partenza e ci troviamo ancora una volta a porre la domanda di sempre sulla principale questione da affrontare: quali vie legali per chiedere asilo in Europa? Oggi chi scappa da guerre e persecuzioni e legittimamente vuole esercitare il suo diritto a chiedere protezione negli stati dell’UE non ha alternative al traffico di esseri umani”.

"Prima delle quote, prima dei programmi di rimpatrio, prima degli hot spot con relative inaccettabili misure di detenzione e coercizione nei confronti dei migranti è necessario stabilire immediatamente canali umanitari sicuri che evitino la morte di altri innocenti", sottolinea Ripamonti, "Visti umanitari per chi scappa dalla guerra, humanitarian desk nei paesi di transito, ampi programmi di resettlement: sono molte le proposte formulate negli anni dagli enti di tutela. Si inizino sperimentazioni serie e su numeri adeguati alla realtà dei flussi migratori. A questo livello vanno investite energie e risorse. È in questa direzione che vanno concentrati gli sforzi”.

Il ricordo finale del presidente del Centro Astalli è alle vittime dell'ultimo naufragio: “Domenica alla vigilia del vertice sono morte 38 persone al largo della Grecia. Tra loro 15 bambini di cui 4 neonati. Il risultato dell’incontro europeo offende la memoria di quelle vittime e di tutti coloro che ogni giorno perdono la vita nel tentativo di vivere in pace in Europa”.


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