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Donbass, il silenzio della pace

Da settimane non si sente più parlare della guerra nell’Ucraina orientale. Eliseo Bertolasi, corrispondente per Vita, si è recato a Donetsk, per toccare con mano la situazione sul posto. «La situazione in città è decisamente migliorata, rispetto non solo all’anno scorso, ma anche all’inizio di quest’anno».

di Redazione

Donetsk – Mi trovo a Donetsk. La situazione in città è decisamente migliorata, rispetto non solo all’anno scorso, ma anche all’inizio di quest’anno, quando la città sembrava quasi deserta. Ricordo i molti locali chiusi, nei negozi, nelle farmacie c’era penuria di viveri, di medicinali. Ora gli esercizi commerciali sono aperti, caffè e ristoranti lavorano, si trovano anche i farmaci. In strada si vedono circolare molte più auto e tante persone.. Molti di coloro che con l’inizio delle ostilità si rifugiarono in Russia, al di là del confine, o cercarono ospitalità dai parenti in Ucraina, stanno ora tornando.

Le scuole, dalle elementari all’università, sono aperte dai primi di settembre; addirittura nel teatro cittadino c’è in corso la stagione di opere e balletti, tra le opere in programma anche la Traviata. Su tutti gli edifici pubblici sventola la bandiera della Repubblica Popolare di Donetsk con le tre fasce: rossa, azzurra, nera e l’aquila bicipite al centro.

Il fuso orario da mesi è quello di Mosca. Anche la valuta è cambiata. Ora i prezzi sono indicati in rubli. Il rublo russo, in pratica, ha già sostituito la grivna ucraina; quel poco di grivna ancora presente sembra destinato all’esaurimento.

L’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, sempre di più, sta acquisendo la fisionomia di un Paese autonomo con le sue strutture amministrative, il suo governo, i suoi ministeri, le sue leggi.

Le nuove strutture amministrative stanno facendo sforzi immani per cercare di tamponare i catastrofici danni causati dalla guerra. Sono state pesantemente colpite le infrastrutture della regione: scuole, fabbriche, ospedali.. ma si va avanti.

Finalmente la popolazione di Donetsk dopo oltre un anno di guerra sta assaporando un raggio di pace. Gli accordi di Minsk iniziano a dare i loro frutti. Di fatto, da un paio di settimane, non si sentono più quei bombardamenti che dall’inizio delle ostilità costantemente terrorizzavano gli abitanti di Donetsk. Li ricordo molto bene soprattutto di notte. Il loro cupo fragore, a volte come un eco di tuoni in lontananza, altre volte come degli schianti molto più vicini, trasformava le notti in incubi. Chi malauguratamente viveva vicino al fronte passava giornate intere negli scantinati. In queste catacombe spesso ci doveva vivere. Nella città di Gorlovka ho trovato una mamma che addirittura vi ha partorito, mentre in superficie piovevano le bombe.

Mi sono recato in prima linea tra le trincee e le postazioni nei pressi di Mar’inka, siamo giunti quasi a ridosso delle linee ucraine, anche li la situazione sembra calma, i soldati di Donetsk mi riferiscono di qualche sporadico tiro notturno.

Purtroppo la guerra non è finita, non dobbiamo dimenticare che a soli pochi km da Donetsk scorre ancora la linea del fronte. A ricordarlo sono le numerose persone, per strada, che indossano la mimetica e imbracciano il Kalshnikov: uomini, ragazzi, anche qualche ragazza. Di notte vige ancora il coprifuoco.

Sono stato nella città di Gorlovka. Secondo le testimonianza raccolte tra la popolazione, il 25 agosto, l’esercito ucraino ha bombardato il liceo cittadino, un “cadeaux” di Kiev agli studenti della città alla vigilia dei corsi che di solito partono il primo di settembre. Ora, dai professori, agli operatori scolastici, ai muratori.. tutti si sono rimboccati le maniche per rimettere in sesto la struttura, così da poter iniziare regolarmente i corsi almeno per i primi di ottobre. Non dubito che ci riusciranno. La gente del Donbass è forte e tenace, per tradizione sono minatori abituati a grandi sacrifici.

L’orientamento generale è che indietro non si tornerà. Dopo tanto sangue versato, mi dicono, non è realistico dimenticare tutto per ritornare nuovamente sotto il potere di Kiev. È significativo il fatto che in giro per la città si vede frequentemente un poster dedicato a Stalin e alla Grande Guerra Patriottica che l’URSS ha combattuto per vincere il nazismo, si legge: «la nostra causa è giusta, il nemico sarà battuto, la vittoria sarà nostra».

Tutte le foto sono di Eliseo Bertolasi


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