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Colosseo: garantire l’apertura non basta

Chiusura per assemblea. Il governo dice basta. I monumenti maggiori saranno equiparati a servizi essenziali. Ma garantire l'apertura non basta a valorizzare il patrimonio...

di Giuseppe Frangi

Non c'è molto di nuovo in quello che è accaduto a Roma per l'apertura ritardata di Colosseo e Foro Romano causa assemblea sindacale. Era accaduta la stessa cosa in agosto a Pompei e in quell'occasione il sovrintendente aveva precettato archeologi e personale a termine per garantire comunque l'apertura all'ora stabilita. A Roma invece del sovrintendente sono intervenuti il premier e il ministro della cultura non per aprire i cancelli ma per garantire che simili chiusure non avverranno più: un decreto infatti equiparerà questi grandi monumenti a servizi essenziali e quindi non potranno mai essere sospesi se prima non si sarà data comunicazione al Garante degli scioperi. L'idea è giusta, perché un paese come l'Italia che ha nel patrimonio culturale una leva decisiva, non può vedere ogni volta la propria immagine messa alla berlina per situazioni come queste.

Come sempre in queste circostanze precipitose, c'è poi anche un po' di ipocrisia. L'assemblea sindacale, per discutibile che fosse, era stata annunciata alla sovrintendenza tanto che i giornali romani ne avevano dato notizia. Era stata fissata a settembre rispettando la tregua dei mesi caldi. Quindi, come nel caso di Pompei, l'effetto mediatico ha ingigantito i fatti. C'è poi un'altra ipocrisia di fondo, perché se davvero si pensa che il patrimonio artistico sia un tesoro da tenere e gestire con la massima cura, allora non si capisce perché non si debba affrontare il tema della guardiania dei nostri tesori, che oggi è gestita in modo burocratico, senza nessun investimento sulla formazione delle persone. È un tema che per corporativismo i sindacati non hanno mai voluto affrontare, con il risultato di avere tesori custoditi da persone che hanno pochissima preparazione, che non sanno le lingue. E che si atteggiano spesso con una passività irritante.

Il governo fa bene a dichiarare la cultura come bene essenziale, ma poi bisognerebbe cominciare a ragionare di conseguenza. Ad esempio investendo sul capitale umano di quelle migliaia di giovani che hanno completato programmi di studi e che sarebbero un grande valore aggiunto se messi a custodire i nostri tesori. Custodire e valorizzare, perché non c'è niente di meglio che mettere a disposizione di un turista venuto come dice Renzi magari con un viaggio di nove ore, qualcuno che dimostri competenza e passione e sappia anche spiegarsi nella sua lingua. Quello è un turista che ritornerà e che dirà a chiunque conosce quanto è bello viaggiare in Italia.


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