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Migrazioni: “Svolta importante dell’UE, ma l’emergenza non si fermerà”

Francesco Petrelli commenta le decisioni prese dai capi di Stato e di governo durante l'ulltimo vertice europeo sui migranti. Il portavoce di CONCORD Italia parla di "una svolta storica", ma l'UE deve fare di più per fronteggiare in modo strutturale e coerente un'emergenza destinata a durare.

di Joshua Massarenti

Il premier Matteo Renzi ha parlato di “notte importante”…

Certo che lo è stata. Però qualcuno non ne ha colto la portata. Oggi i giornali italiani più importanti hanno fatto una copertura davvero deludente. Non voglio entrare nel merito degli articoli, mi limito a dire che nonostante le decisioni importanti prese dai capi di Stato e di governo europei, molti quotidiani del nostro paese hanno relegato la notizia in terzo, se non in quarto piano. Su Repubblica, bisognava andare a pagina 18 per scoprire cose’era accaduto a Bruxelles. Eppure l’UE ha dato un segnale positivo di risveglio. Dalla capitale è giunta una novità di estrema importanza, prima con il Consiglio dei ministri degli interni dell’Unione Europea che, a fronte dell’impossibilità di raggiungere l’unanimità com’è da prassi su dossier politici così delicati, ha votato l'altro ieri a maggioranza qualificata il documento sui migranti presentato dalla presidenza della Ue. Il Summit è poi servito ad arginare la spaccatura con i quattro paesi refrettari al piano e a ricucire lo strappo. Al Vertice la Slovacchia del premier Fico, il cui partito socialdemocratico è stato minacciato di espulsione dal gruppo dei Socialisti e Democratici guidato da Gianni Pitella, è rimasta isolata nella sua testardaggine, e il consenso raggiunto a Bruxelles ha dimostrato una vera capacità di leadership. Ora, ed è qui il punto chiave, questa leadership ha messo in discussione la sovranità nazionale degli Stati nella gestione di una crisi epocale e globale come quella migratoria a favore di una gestione europea e sovranazionale della crisi stessa. Questa svolta avrebbe meritato molto più spazio. Purtroppo l’Europa finisce in prima pagina solo quando fallisce.

Entrando nel merito delle decisioni prese a Bruxelles, quali gli aspetti positivi?

Intanto come ha detto il Premier Renzi, “con tre mesi di ritardo tutti sono ora sulle posizioni dell’Italia”, il che significa affrontare la crisi migratoria come un tema politico di dimensione europea e non soltanto un’emergenza che riguarderebbe qualche Stato del Sud Europa. Questo dimostra quanto i fatti degli ultimi mesi hanno dato clamorasamente ragione al nostro paese. Poi ci sono degli impegni che lasciano ben sperare, a patto però che vengano confermati. Penso ad esempio al raddoppio dei fondi UE per rafforzare le agenzie come Frontex, Easo ed Europol oppure a favorire la creazione degli hotspot, ma anche per affrontare l’emergenza dei rifugiati alla radice, ovvero nei paesi dove la guerra e la povertà costringono milioni di persone a fuggire in Europa. In tutto si parla di 9,2 miliardi di euro per il biennio 2015-2016, staremo a vedere.

Quali invece le questioni rimaste ancora aperte?

Sicuramente la non volontà degli Stati Membri dell’UE di accettare la proposta della Commissione Juncker di adottare un meccanismo permanente di ricollocamente dei richiedenti di asilo nello spazio UE. In queste ultime settimane, i leader europei hanno raggiunto faticosamente un accordo per ripartirsi 160mila persone da cui ai prossimi due anni, conviene precisare. Intanto tutti sanno che l’emergenza è lungi dall’essersi chiusa. La stessa Merkel ha dichiarato che è stato “compiuto un primo passo, ma siamo molto lontani da dove bisogna andare”, non a caso ha auspicato una "procedura duratura sulla ripartizione dei rifugiati”. Lo stesso Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha detto che l'ondata più grande di profughi deve ancora arrivare, in Turchia e alcuni paesi mediorientali si contano quattro milioni di profughi siriani, molti dei quali vorranno andare in Europa. Cosa vogliamo fare? Un Summit per ogni 150mila profughi? E’ ridicolo.

Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Una delle priorità sono la creazione in Italia e Grecia degli hotspot per differenziare tra i candidati all’emigrazione i veri profughi dai migranti economici giudicati illegali…

Non sarà un’operazione facile, ma quello che più mi sconcerta è questa lista di paesi sicuri in cui verranno rispediti i cittadini che negli hotspot non saranno risconosciuti come profughi. E’ un approccio totalmente sbagliato. Piuttosto, l’UE farebbe bene a stilare una lista di paesi insicuri. Prendiamo l’esempio di un omosessuale in fuga dal Camerun, un paese dove la comunità gay è regolarmente discriminata e perseguitata, ma che è considerato sicuro. Una volta arrivato in un hotspot, che cosa vogliamo con questa persona? Rimpatriarlo per il semplice motivo che il suo paese è “sicuro”? Non ha senso.

Quali sono i passi concreti da compiere per affrontare questa crisi strutturale?

Innanzitutto adottare un sistema di asilo comune europeo che permetterebbe all’UE di dotarsi di strumenti coerenti ed efficienti. A Bruxelles è stato fatto un primo passo importante per il superamento delle logiche nazionali, e questo crea un precedente che è di buon auspicio per farla finita con la gestione caotica fin qui dimostrata. Nei fatti, il Regolamento di Dublino è già superato.


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