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Cooperazione & Relazioni internazionali

L’Europa e l’accoglienza dei rifugiati. Occhio ai numeri

L’Europa ha raggiunto un’intesa sulle nuove quote per l’accoglienza rifugiati, ma quanto è davvero “generosa” con i migranti e i loro paesi d’origine? I 160mila profughi su cui è stato firmato l’accordo sono meno dell’1% dei rifugiati nel mondo.

di Donata Columbro

Il 23 settembre i 28 capi di stato e di governo riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo hanno siglato un accordo per la distribuzione di 120mila rifugiati arrivati in Grecia e Italia negli ultimi mesi. L’accordo vale per i prossimi due anni e questa cifra si aggiunge ai 40mila richiedenti asilo già allocati con precedenti accordi. Si prevede anche l’apertura degli hotspot, centri mobili per la registrazione dei profughi, attivi entro novembre in Italia, in Grecia, in Ungheria e in Romania.

In totale sono 160mila i rifugiati su cui ci sono accordi tra i paesi europei: si tratta di un terzo degli arrivi del 2015, dal momento che secondo le ultime statistiche dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni siamo a quota 500mila. In pratica almeno 6mila persone provano ogni giorno a superare le barriere della fortezza Europa per trovare condizioni di vita migliori rispetto a quelle da cui fuggono: a questo ritmo, fa notare un video di Irin news, altri 160mila richiedenti asilo arriveranno in meno di un mese. Sono il 16% dei richiedenti asilo del 2015, il 4% dei 4 milioni di rifugiati siriani che vivono in Libano, Turchia, Egitto e Giordania, e il 5,5% dei 2,9 milioni di persone diventate rifugiati nel 2014, meno dell'1% dei 20 milioni di rifugiati nel mondo.

Irin ha anche analizzato le “cifre” dell’emergenza rifugiati, non solo in termini di accoglienza, ma anche in donazioni alle organizzazioni umanitarie. Nel grafico sono rappresentati i 28 paesi che si sono impegnati di più nei confronti dell’emergenza rifugiati, con i 20 donatori più generosi nei confronti della crisi siriana, secondo i dati inseriti nel Financial Tracking Service dell’Onu, che si basa su report volontari delle donazioni da parte dei singoli stati.

I donatori più forti sono quelli che chiudono le frontiere: è la scelta politica dell’aiuto “a casa propria” con la speranza di poter contenere i rifugiati nei paesi d’origine o in quelli vicini. I paesi confinanti, come Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto, sono coloro che ospitano più persone e non sono donatori internazionali, ma piuttosto destinatari degli aiuti, per la gestione del flusso.

In totale, i soldi allocati superano i 3 miliardi di dollari. L’Europa nell’insieme è uno dei maggiori donatori, seguita dagli Stati Uniti.I donatori più generosi sono quelli che accolgono meno rifugiati. L’Italia è in fondo alla classifica per i fondi stanziati ma anche in quella per le risposte alle richieste di visto da parte dei rifugiati siriani:

Anche se l’allocazione tramite quote è un primo passo per la gestione degli arrivi, le organizzazioni umanitarie chiedono di più: Save the children nel suo ultimo appello ricorda all’Europa “l’obbligo giuridico e morale di proteggere i profughi, soprattutto i minori migranti non accompagnati a rischio di abusi, sfruttamento, violenza”. E continuano le iniziative per spingere i leader europei all’apertura di canali umanitari, richiesta di Melting Pot e di altre associazioni, nata in seguito al naufragio a Lampedusa del 3 ottobre del 2013, in cui persero la vita 366 persone. Il secondo naufragio più mortale avvenuto nelle acque dei nostri mari, tristemente superato da quello dello scorso 18 aprile, in cui il numero di dispersi oscilla tra 700 e 900 persone. Due anni dopo, l’appello rimane inascoltato.

Fonte: Syria Refugee Rankings – data sheet collated by @irinnews


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