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Zamagni: «La sorpresa di Filadelfia»

Una città completamente dedicata per due giorni all’accoglienza di Francesco. Uno spettacolo inatteso per l’America secolarizzata di oggi. Stefano Zamagni, che ha presenziato all’Incontro mondiale delle famiglie, traccia un bilancio

di Giuseppe Frangi

«Mi ha impressionato vedere Filadelfia tappezzata di immagini del Papa. Un’accoglienza aldilà di ogni aspettativa». Stefano Zamagni è appena tornato dagli Stati Uniti dove ha presenziato all’Incontro mondiale delle Famiglie, concluso poi alla presenza di Bergoglio. «Chi si immagina gli Stati Uniti come società secolarizzata e indifferente a un rito antico come poteva sembrare questo raduno è stato smentito. E un po’ sono rimasto sorpreso anch’io».

Da cosa professore?
I cattolici negli Usa sono una minoranza, in un paese che per il 40% si professa non credente. Eppure questa proposta che rimetteva al centro l’esperienza delle famiglie, ha coinvolto un po’ tutti. Eppure si ha la percezione di un popolo che ha profondamento introiettato una dimensione religiosa, non come rifugio ma come aspirazione. Aspirazione a un destino migliore e più degno della vita umana. Poi c’entra anche la simpatia che papa Francesco sa suscitare, senza schieramenti.

Gli Stati Uniti sono anche il paese dei diritti civili, dove le battaglie degli omosessuali hanno avuto i loro primi riconoscimenti sociali…
Questo è vero. Ma per una volta la ribalta a Filadelfia è stata presa dal soggetto che viene visto come socialmente conservatore, quello della famiglia inteso in senso tradizionale. Ma come non si poteva non restar colpiti dalla multiformità di volti e di razze che si vedevano ad ogni raduno? C’era una presenza davvero massiccia di asiatici, di latino americani. Tutti a portare un’esperienza di famiglia diversa, all’insegna di una ricchezza che viene taciuta nelle narrazioni che oggi si fanno del nostro mondo. Non c’era nessuna impressione di arroccamento o di contrapposizioni ad altri modelli. Anzi da questo punto di vista l’Incontro di Filadelfia ha rappresentato un passo in avanti.

In che senso?
Primo, che la famiglia è stata vista come soggetto pubblico, che quindi deve e può interloquire sempre più con il decisore politico. Non è un soggetto che può essere confinato in una dimensione privata, perché i suoi problemi afferiscono ad una sfera molto più ampia. In secondo luogo anche da parte cattolica si è capito che la discussione non può più essere “ab intra”, ma si deve scendere nell’arena pubblica, con ragioni culturali non solo difensive ma propositive e quindi condivisibili dal maggior numero di persone. Non è arroccandosi sui valori che si fanno gli interessi delle famiglie oggi.


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