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Famiglia & Minori

L’adozione dopo un affido va in volata verso l’approvazione

La Camera ha iniziato ieri l'esame della proposta di legge sul rispetto della continuità degli affetti dei minori in affidamento famigliare. Il relatore Walter Verini ha chiesto di non presentare emendamenti e approvare il testo senza modifiche, per evitare un ritorno al Senato. Obiettivo: «averlo in Gazzetta Ufficiale il più presto».

di Sara De Carli

La legge sulla continuità degli affetti per i bambini in affidamento familiare va in volata verdso la sua approvazione. L’Aula della Camera ha iniziato ieri l’esame della proposta di legge n. 2957, già licenziata dal Senato a marzo e arrivata in Aula dopo che la Commissione Giustizia ha respinto tutti gli emendamenti presentati o ha invitato al loro ritiro, non perché non li considerasse migliorativi del testo, ma «per averlo in Gazzetta Ufficiale il più presto», coma ha detto esplicitamente ieri il relatore Walter Verini (PD). La legge introduce la possibilità di una “corsia preferenziale” per l'adozione in favore della famiglia affidataria, qualora risulti impossibile ricostruire il rapporto tra il minore e la sua famiglia d'origine.

«Abbiamo ritenuto che il testo, così come approvato dal Senato, fosse già frutto di un lavoro complesso, completo e organico, già svolto anche con il contributo di tante associazioni e di tante voci competenti sulla materia. Per quanto riguarda due emendamenti, uno dell'onorevole Iori e un altro dell'onorevole Marzano sulla cosiddetta «adozione mite», vi è stato un invito al ritiro, ma con una disponibilità a trasformare e a votare un ordine del giorno. Voglio ripeterlo anche qui in Aula: tutti gli emendamenti – tutti, a mio giudizio, di tutti i parlamentari di ogni gruppo – nascevano da un sincero proposito di migliorare il testo, ciascuno secondo le proprie opinioni ed i propri convincimenti; non ho dubbi su questo. E, tuttavia, per le motivazioni già dette, per l'equilibrio e il valore dei contenuti, per il parere positivo dei tecnici e degli esperti dello stesso Ministero della Giustizia, voglio ripetere, anche in sede di relazione, un auspicio: che l'Aula valuti positivamente l'idea di approvare il testo senza modifiche, per evitare un ritorno al Senato, ulteriori letture, allungamento inesorabile dei tempi, forse sine die. Sarà possibile, naturalmente, deve essere possibile e giusto prevedere fin d'ora monitoraggi, controlli sull'applicazione e le ricadute delle nuove norme, eventuali, come si dice, «tagliandi», ma questo è l'auspicio che mi sento di ribadire: che il provvedimento non venga, nella sua formulazione attuale, cambiato, per averlo in Gazzetta Ufficiale il più presto possibile, quando l'Aula vorrà, nella sua autonomia, approvarlo e nelle modalità in cui vorrà approvarlo».

Il punto critico

Si tratta di un ddl nato per rispettare le relazioni affettive che nascono fra un minore e la sua famiglia affidataria, tenendo conto che circa il 60% degli affidi durano ben più dei due anni previsti dalla legge. Nel caso in cui, al termine del periodo di affido, il minore non potesse rientrare nella sua famiglia d’origine e il giudice decidesse l’adozione, la famiglia affidataria potrebbe – questa la novità – chiedere di adottare quel bambino, senza nuove fratture, senza nuovi traumi, senza dover ricominciare tutto daccapo. Non sarebbe una strada obbligata, ma una possibilità, da cogliere là dove questo fosse il bene del bambino. Tra l’altro la Corte europea dei diritti dell'uomo con una sentenza del 2010, ha dato ragione ad una coppia di coniugi che, dopo essersi presi cura per venti mesi di un minore attraverso l'affidamento, si erano visti “scavalcati” da un'altra famiglia, estranea al bambino, in sede di adozione. Le associazioni che si occupano di affidamento familiare lo chiedono da tempo, basti pensare che La Gabbianella aveva promosso una petizione che aveva aperto il dibattito già nel 2010, mentre il Tavolo Nazionale Affido in primavera aveva dato il suo sostegno alla legge.

Il Senato l’ha approvato a marzo dopo un lungo dibattito, trovando una sintesi soddisfacente dopo che fino all’ultimo l’accordo sembrava poter saltare attorno all’opportunità o meno di aprire queste adozioni anche ai single che avevano avuto un minore in affido: un nodo da sciogliere visto che in Italia l’affido è consentito anche ai single, l’adozione no e c’era chi temeva che per la via della “continuità degli affetti” si potesse introdurre l’adozione per coppie omosessuali. All’ultimo minuto l'emendamento era stato ritirato dalla stessa senatrice Francesca Puglisi, «perché so che l’ottimo a volte è nemico del bene e questa legge, se approvata, consente davvero di fare notevoli passi avanti in materia di diritti dei bambini», pur avendo più e più volte sottolineato che «l’intento di quell’emendamento non era aprire scorciatoie per l’adozione dei single, ma equiparare i diritti dei bambini che vanno in affido familiare a single».

I numeri

I bambini e i ragazzi di 0-17 anni fuori dalla loro famiglia di origine sono in Italia circa 28.500 (qui il report del Ministero). Tra questi, i minori accolti in famiglie affidatarie sono leggermente diminuiti negli anni e arrivano a 14.200 circa, mentre quelli accolti nelle comunità residenziali sono calati in misura maggiore ed erano a fine 2012, 14.255. Dei ragazzi in affido, 6.750 sono affidati a parenti e 7.444 a terzi, persone singole o famiglie. Quanto alla durata degli affidi, il 31,7% dura più di quattro anni e il 25% di questi da due a quattro anni. «Si può affermare proprio per questa ragione che una legge che riconosca il diritto alla continuità degli affetti è di enorme importanza, soprattutto nell'interesse dei minori. È un interesse che sa riconoscere e coniugare non solo e non tanto un assunto giuridico, ma soprattutto le implicazioni psicologiche e sociologiche legate a una crescita quanto più possibile armonica e integrata per questi bambini o minori che, per motivi diversi, non hanno purtroppo conosciuto o hanno perso la possibilità di vivere nelle famiglie di origine» ha detto ieri in Aula Verini. «Va comunque ricordato – e lo dico a scanso di equivoci – che i due istituti, affido e adozione, restano distinti per requisiti e motivazioni. I requisiti per l'affido e l'adozione sono infatti diversi. In pratica, però, più della metà degli affidi sono altra cosa rispetto a ciò che la teoria vorrebbe».

Photo by Christopher Furlong/Getty Images


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