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Non basta un cagnolino per fare pet therapy

Contro improvvisazioni e pratiche di dubbia utilità, un utile decalogo per riconoscere gli operatori seri e sfruttare così al massimo questa terapia che beneficia malati, anziani e disabili. Al di là delle mode

di Gabriella Meroni

Si fa presto a dire pet therapy. Basta un campetto verde, un asinello, due maialini che arrivano da un sequestro, e l’allestimento è fatto. Cartello nel bosco: pet therapy, ingresso gratuito. Ma la vera terapia con gli animali è altra cosa. Lo nota il sito Promiseland, dedicato alla cultura vegan, che offre anche qualche prezioso consiglio per verificare se gli esperti a cui ci si rivolge per un disabile, un anziano o un malato sono veramente tali.

Primo, si sottolinea, la questione arriva da molto lontano e da almeno 25 anni di dibattito scientifico. Diffidare dunque da chi si improvvisa o è su piazza da pochi mesi. Secondo, in discussione e in gioco c’è il benessere dell’animale, quindi attenzione che gli animali coinvolti siano rispettati, non sovrautilizzati o sfruttati, e che chi li conduce abbia ben chiaro che la pet therapy non è una medicina che mette l’animale nel cassetto. Terzo, come raccomandato da una delle massime esperte italiane di pet therapy, la dottoressa Renata Fossati (psicologa, pedagogista e allevatrice di samoiedo), privilegiare chi svolge la terapia con un’azione di gruppo che comprende medici, psicologi, psicoterapeuti, fisiocinesiterapisti, educatori cinofili, in un progetto multidisciplinare, per il benessere di tutti gli attori. Infine, per qualsiasi dubbio è importante sapere che esistono a livello nazionale dei centri di riferimento, come per esempio l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) riconosciuto con un decreto ministeriale del 2009 come Centro nazionale di referenza per la pet therapy, dove vengono formate le figure professionali per il settore. Di pet therapy si parla anche il 2 ottobre a Bastia Umbra alla fiera Fa’ la cosa giusta presso Umbriafiere, nel corso del convegno “Pet therapy, i miracoli con la coda” a cura di Aviano Rossi, infermiere professionale, consulente e docente in management sanitario, ASL Umbria.


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