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Le ong, le onlus e le bufale dell’Agenzia delle Entrate

In provincia di Milano serpeggia il panico tra le ong causa di una lettera della Direzione Provinciale delle Entrate che consiglia caldamente di togliere l'acronimo onlus dalla denominazione. Ecco perchè bisogna ignorare l'invito

di Gabriella Meroni

Le ong, che sono anche onlus di diritto, non possono più chiamarsi onlus, e devono togliere l'acronimo al loro nome. E' questo il senso di una comunicazione della Direzione provinciale delle Entrate di Milano che sta arrivando alle tante organizzazazioni non governative con sede nella provincia le quali, sconcertate, si rivolgono anche alla nostra redazione per capire cosa sta succedendo. La risposta è semplice: le Entrate stanno cercando di semplificarsi la vita a spese delle ong, che sono e rimangono onlus e dunque possono tranquillamente affiancare l'acronimo alla loro denominazione.

Andiamo con ordine, illustrando un caso tipico. La lettera delle Entrate comunica alla ong di «aver provveduto in data …, alla rimozione dell’acronimo ONLUS dalla denominazione». All'organizzazione viene un colpo, perchè pensa di aver commesso chissà quale irregolarità e di aver per questo perso la qualifica. E' da sottolineare che dal febbraio scorso, le ong, da sempre onlus di diritto, hanno dovuto iscriversi di nuovo all’Anagrafe delle onlus in base a quanto stabilito dalla riforma della Cooperazione e dettagliato nella Risoluzione 22 dell’Agenzia delle Entrate. Un mero adempimento burocratico, perchè le ong – lo ripetiamo – sono e rimangono onlus.

E allora come mai questo "invito" da parte delle Entrate della provincia di Milano? Che senso ha togliere dalla denominazione una qualifica che si possiede? E soprattutto: bisogna davvero farlo? «Assolutamente no», risponde il consulente esperto di non profit Carlo Mazzini. «Perchè si tratta di una questione di comodità interna all'Agenzia, quindi formale. Oltretutto, se si legge bene la missiva, si vede che la Direzione Provinciale la invia alla Direzione Regionale e solo per conoscenza all’associazione interessata. Quindi è cosa loro, è una comunicazione interna».

In pratica, la questione origina dalla richiesta del codice fiscale presentata dalle ong che si sono dovute iscrivere all'Anagrafe delle onlus. Quelle che avevano nella denominazione l'acronimo onlus – per esempio Associazione Arcobaleno Onlus – non hanno trovato nel codice fiscale la parola onlus perchè l'Agenzia non lo ha inserito allo scopo di non emettere documenti che potrebbero essere impropriamente utilizzati come certificazione nei confronti di terzi dello status di onlus. «Il ragionamento dell’Agenzia», continua Mazzini, «è che non bisogna indurre la fede pubblica in errore a credere che se uno si “chiama” onlus allora la è. Quindi è bene vietare agli uffici di rilasciare codici fiscali con nel campo “denominazione” l’acronimo onlus a soggetti appena nati. Passando ai giorni nostri», spiega, «quando a fine febbraio tutte le ong si sono iscritte nell’Anagrafe delle onlus si sono portate dietro l'acronimo onlus che, nel mondo alla rovescia dell’Agenzia, è un’anomalia».

Cosa deve fare però il rappresentante legale della Onlus? Nulla. Oltretutto, all’art 10, della legge 460/97 si legge che gli statuti delle Onlus (pena il decadimento della qualifica di Onlus) devono riportare espressamente “l’uso, nella denominazione ed in qualsivoglia segno distintivo o comunicazione rivolta al pubblico, della locuzione “organizzazione non lucrativa di utilita’ sociale” o dell’acronimo “onlus”.
«Stiamo dalla parte della legge», conclude Carlo Mazzini. «Non per disprezzo dell’autorità, ma per sentirci a pieno titolo cittadini che quando leggono una legge comprensibilissima la capiscono e che pertanto non accettano che qualcuno ne dia un’interpretazione del tutto distorta facendo sorgere inesistenti adempimenti».


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