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Renzi: «nella legge di stabilità arriva una misura contro la povertà»

L'ha annunciato ieri il Premier al Question Time della Camera. Non sarà un reddito di cittadinanza, ma una misura contro la povertà e si concentrerà in particolare contro la povertà infantile. Il premier invece ha difeso a spada tratta il nuovo Isee, messo sotto accusa da Giorgia Meloni

di Sara De Carli

Matteo Renzi in persona ieri mattina si è presentato davanti all’Aula della Camera per il Question Time. Il presidente del Consiglio, rispondendo a un’interrogazione del M5S, ha annunciato l’introduzione nella legge di stabilità di una “misura contro la povertà”, che non sarà un reddito di cittadinanza e che si concentrerà in particolare contro la povertà infantile. Ecco le sue parole: «Io credo che sia maturo il tempo per una misura sulla povertà, ritengo che in questo Paese non sia giusto parlare di un reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza, per come abbiamo imparato a conoscerlo sui libri, non è un reddito che può essere definito tale se non riguarda tutti: per il fatto stesso che sei cittadino hai diritto ad avere una cifra. Io credo che non sia questo il reddito di cui abbiamo bisogno, la nostra Costituzione parla di diritto al lavoro, noi vogliamo dare la misura per combattere la povertà, che è innanzitutto creare lavoro in Italia, cosa che questo Governo sta facendo. In legge di stabilità però ci impegniamo a introdurre per la prima volta una misura contro la povertà, in particolar modo – me lo lasci dire – contro la povertà infantile, perché questa è una priorità sulla quale spero che potremo lavorare insieme.

Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) ha presentato invece una interrogazione sulla revisione dei parametri del nuovo ISEE. Renzi ha difeso il modello, scelto dal precedente Governo: «credo che sia stata una scelta corretta, perlomeno dalle risultanze che abbiamo: dai dati del monitoraggio risulta che per circa l'80 per cento dei nuclei le nuove modalità di definizione dell'ISEE per persone con disabilità sono più favorevoli (65,%) o indifferenti (11,7%)», mentre «l'annuncio del rafforzamento dei controlli ha avuto risultati molto significativi: le dichiarazioni sostitutive uniche (DSU) presentate dai cittadini si sono ridotte a meno del 25% dal 75% del precedente regime». Restando sul tema politico, ha detto Rebzi, «l'onorevole Meloni è stata, come me, amministratrice locale per cui sa perfettamente che non si devono confondere le regole di calcolo degli indicatori ISEE, su cui è intervenuto il DPCM Letta, con la definizione delle soglie di accesso che, invece, dipendono dai singoli enti, le università, il comune sulla mensa. È il singolo ente che decide qual è la soglia di accesso. L'ISEE è uno strumento che viene messo nelle disponibilità dei singoli».

Insoddisfatta della risposta, Giorgia Meloni ha accusato Renzi di fare «il gioco delle tre carte»: «quello che le ho chiesto è una cosa abbastanza chiara ovvero: voi considerate normale che nel calcolo della ricchezza di una famiglia per accedere ai servizi sociali essenziali ci debba stare un parametro come l'indennità di accompagnamento? […]Nel momento in cui la povertà aumentava, siccome non avevate i soldi – perché i soldi vi servono ad altro –, per aumentare i servizi sociali avete alzato la soglia. Quindi, famiglie che prima avevano servizi essenziali oggi non li hanno più perché aumenta la quota della disperazione. Questo è furbo, Presidente Renzi, ma è anche inumano». Nessuna replica da parte del premier.


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