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Profughi in aereo verso l’Europa. La sfida di Refugee Air

Un'opzione, quella di volare con aerei commerciali dai campi profughi fino ai Paesi di europei, che non è stata fino ad ora praticabile oltre che per ragioni logistiche anche per le normative europee per le quali i membri della Ong rischierebbero di essere accusati di traffico di esseri umani. Ma esiste una soluzione

di Roberto Brambilla

Un'opzione, quella di volare con aerei commerciali dai campi profughi fino ai Paesi di europei, che non è stata fino ad ora praticabile oltre che per ragioni logistiche anche per le normative europee

Portare i richiedenti asilo siriani dai paesi del Medioriente alla Svezia e nel resto dell'Unione Europea in aereo ed evitare così i lunghi e pericolosi “viaggi della speranza” che spesso sfociano in tragedia. E' l'obiettivo ambizioso di “Refugee Air”, organizzazione no profit nata nel paese scandinavo per iniziativa di Susanne Najafi ed Hemad Zand, due imprenditori locali che stanno lavorando per far volare il primo convoglio verso Stoccolma prima dell'inizio della stagione invernale. Un'idea, quella di creare “Refugee Air” e di lanciare la campagna social con l'hashtag #LetThemFly (Lasciateli volare), venuta dopo le tante tragedie in mare dei mesi scorsi. “Pensavo di prendermi un periodo di pausa dopo aver venduto la mia attività – ha raccontato a Vicenews il 31enne coofondatore Zand – poi ho visto la foto del bambino di tre anni portato dalle onde. Era esattamente come ero io da piccolo. Sono nato in Iran e sono arrivato in Svezia a due anni. Sono rimasto scioccato”. La scelta di puntare sull'aereo è nata da una semplice considerazione. “Le persone fuggono e muoiono in mare – ha spiegato lo startupper a Vicenews -nonostante se arrivassero in Svezia o in Germania gli sarebbe riconosciuto il diritto d'asilo. Ma perchè non prendono semplicemente un aereo?”.

Un'opzione, quella di volare con aerei commerciali dai campi profughi fino all'Europa occidentale, che non è stata fino ad ora praticabile oltre che per ragioni logistiche anche per le normative europee. Le EU Carrier's Reliability, approvate nel 2001 stabiliscono che un richiedente asilo che viene rifiutato dal Paese dovrà essere rimpatriato e i costi del volo di ritorno saranno a carico della compagnia aerea che li trasporta: un rischio, quello di pagare per i profughi che le società di navigazione aerea non vogliono correre. In più chiunque faccia entrare nell'Unione Europea una persona senza documenti validi può essere punito per “traffico di esseri umani”.

Una situazione complicata che Refugee Air, a cui stanno lavorando imprenditori e professionisti, per esempio avvocati, vuole risolvere lavorando su un modello, la cui costruzione è iniziata attraverso un post sulla pagina Facebook del progetto, che coinvolga ONG che lavorano in Medio Oriente, compagnie aeree e autorità, sia svedesi che dei paesi da cui dovrebbero partire i profughi. I richiedenti asilo partirebbero inizialmente con voli charter da aeroporti vicini ai campi in Turchia. Libano e Giordania dove possano essere verificati da parte di ONG che operano sul posto i loro documenti e la loro nazionalità siriana, utilizzerebbero aerei noleggiati da Refugee Air attraverso flight broker che dovrebbero atterrare negli aeroporti svedesi. Per evitare che i membri della Ong siano accusati di traffico di esseri umani, i richiedenti asilo negli scali scandinavi non dovrebbero passare la zona del border control considerata territorio estero da una sentenza della Corte suprema svedese dove farebbero domanda di protezione internazionale.

E i costi? L'organizzazione di un volo dovrebbe avere bisogno di 60mila euro e le spese da sostenere per ogni profugo sarebbero di circa 300 euro a testa, anche se gli organizzatori di Refugee Air, rigorosamente no profit e che si sostiene attraverso le donazioni di privati o di società, hanno spiegato in varie interviste che nel caso in cui qualcuno non avesse le possibilità economiche volerebbe gratis. L'idea di far arrivare i profughi in aereo ha avuto successo, tanto che la pagina Facebook dell'iniziativa è stata inondata di messaggi da persone di tutta Europa interessate a far diventare anche i loro Paesi punti d'arrivo per i voli dei richiedenti asilo. I problemi però rimangono e soprattutto legati alla burocrazia, a partire da quella della Turchia, dove molti siriani trovano primo rifugio. Per risolverli il team di Refugee Air, se vorrà mantenere le promesse di volare prima che “la neve cada su Stoccolma”, avrà ancora poche settimane. Intanto il 7 ottobre parte la fase due dell'operazione europea (Eunavfor) contro i trafficanti di migranti.

Link campagna #LetThemFly


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