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Cooperazione & Relazioni internazionali

I servizi pubblici nelle mani dei privati

I negoziati sugli accordi commerciali stanno aprendo le porte alla liberalizzazione dei servizi essenziali con il compiacimento della Commissione Europea. L’allarme lanciato da CorporateEurope

di Martino Pillitteri

I servizi pubblici dei paesi membri dell'Unione europea sono in pericolo. La minaccia arriva dai negoziati commerciali internazionali, il CETA (accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada) e il TTIP, la cui eventuale rettifica (del CETA) e risoluzione (del TTIP) incideranno sulla capacità dei comuni di amministrare i servizi essenziali; in pericolo anche l’accesso ai servizi di base come l’acqua, l’energia e la salute. E’ la tesi del report Public Services Under Attack (in allegato) redatto e pubblicato oggi da CorporateEurope, una onlus la cui mission è quella di esporre l’influenza delle lobby nei confronti dell’ establishment europeo che conta.
Il report dimostra come il CETA e il TTIP ( che è ancora in fase di negoziazione con gli Stati Uniti) potrebbero indirizzare i servizi di pubblica utilità nel circuito commerciale in modo irreversibile e rimuovere la capacità del settore pubblico di regolamentare i servizi. In altre parole, il settore privato vede un’opportunità di business che grazie agli accordi commerciali può diventare realtà.

Nel report viene svelata la sistematica collusione tra grandi imprese e i funzionari della Commissione europea nella stesura del CETA e del TTIP. Anzi, spiega CorporateEurope, «i negoziatori dei trattati commerciali stanno lavorando per fare gli interessi dei più potenti gruppi di pressione corporativi dell'Ue». Nello specifico, i trattati commerciali portano avanti un’agenda pro-business che permetterebbe ai gruppi privati di mettere le mani su aziende pubbliche specializzate in servizi essenziali per la comunità.

«Le lobby aziendali stanno lasciando le loro impronte digitali sulle trattative dei trattati commerciali» spiga Pia Eberhardt, ricercatrice e attivista di Corporate Europe. «Se le cose vanno come vogliono le lobby, le aziende avranno più diritti sui governi. Le grandi società potrebbero citare in giudizio i governi rei di passare delle leggi che potenzialmente sono in grado di limitare i loro profitti. Le denunce potrebbero portare milioni di dollari nelle loro tasche delle aziende a titolo di risarcimento».
Duro anche Jan Willem Goudriaan, Segretario generale della Federazione sindacale europea dei servizi pubblici: «Il settore privato sta spingendo un’agenda che minaccia i cittadini e i lavoratori per via del fatto che una vasta gamma di servizi pubblici sono in procinto di essere oggetto di una politica di liberalizzazione. Ciò che è in gioco è il nostro diritto a fruire dei servizi vitali, e la capacità dei servizi pubblici di essere operativi in favore dell’ interesse pubblico».

In base agli accordi stipolati nel CETA, tutti i servizi possono essere liberalizzati a meno che non venga fatta un'eccezione esplicita. Un cambio di rotta rispetto ai precedenti accordi commerciali che contenevano e specificavano quali servizi potevano essere liberalizzati lasciando inalterati gli altri settori.
Il TTIP, sostiene il report, può allargare il campo di applicazione di un accordo commerciale anche in settori che i governi non hanno ancora regolamentato.

Si concluderà il 17 ottobre la settimana europea di mobilitazione Stop TTIP, ovvero giornate internazionali di azioni contro il TTIP, il CETA il TiSa (il negoziato di liberalizzazione dei servizi, che tocca molti settori) e il TPP (il trattato di libero commercio e investimenti transpacifico appena sottoscritto tra Stati Uniti, Canada e vari Paesi asiatici).
Dal 15 al 17 ottobre a Bruxelles, galvanizzate da più di 3 milioni di firme di cittadini raccolte in tutta Europa, varie associazioni protesteranno contro il Vertice europeo il 13 ottobre.


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