Welfare & Lavoro

Piano povertà, tre priorità che il governo non può mancare

Il coordinatore scientifico dell'Alleanza contro la povertà: «Il Governo dovrebbe delineare un percorso di graduale introduzione, nell’arco di alcuni anni, di una misura strutturale; dovrebbe offrire opportunità di inserimento sociale e infine non differenziare fra poveri di seria A e poveri di serie B»

di Cristiano Gori

I tanti che auspicano migliori politiche contro la povertà nel nostro Paese vivono giornate di febbrile attesa. Si susseguono, infatti, dichiarazioni e indiscrezioni su un possibile, sostanzioso, intervento del Governo nella prossima legge di stabilità.

Le numerose realtà appartenenti all’Alleanza contro la povertà in Italia, da parte loro, sono attraversate da sentimenti contrastanti. C’è, innanzitutto, la contentezza nel vedere la lotta all’esclusione sociale – per la quale ci si è battuti a fondo, per la prima volta attraverso un così ampio soggetto unitario – ricevere oggi una nuova attenzione. C’è anche la soddisfazione nel constatare che idee avanzate in passato dall’Alleanza, come il Piano nazionale contro la povertà, siano diventate un patrimonio condiviso. Serpeggia pure, però, il timore che venga realizzato un intervento inadeguato e si perda, così, un’occasione storica.

L’Alleanza ha proposto, da tempo, l’introduzione del Reis (Reddito d’Inclusione Sociale), rivolto a chiunque si trovi in povertà assoluta, da attuare attraverso il Piano nazionale. Sulla base di tale proposta, si possono individuare tre priorità per valutare il testo che il Governo presenterà nei prossimi giorni.

Primo, costruire il futuro. Il Governo dovrebbe delineare un percorso di graduale introduzione, nell’arco di alcuni anni, di una misura strutturale destinata a tutti coloro i quali sono in povertà assoluta. Da subito bisognerebbe indicare il punto di arrivo ed assumere impegni precisi su come giungervi, specificando le modalità del progressivo ampliamento dell’utenza e dei finanziamenti. Ecco la rottura con il passato: dopo 20 anni di inutili misure spot, un progetto credibile di cambiamento strutturale.

Secondo, offrire opportunità di inserimento sociale. Mentre l’ipotesi di un nuovo contributo economico emerge da tutte le anticipazioni giornalistiche, meno chiare sono le intenzioni riguardanti il coinvolgimento dei servizi alla persona messi in campo dai soggetti del welfare locale, a partire da Comuni e Terzo Settore. I trasferimento monetari, però, hanno la funzione di tamponare lo stato di povertà (mancanza di denaro) ed è solo con i servizi che si forniscono alle persone le competenze e le opportunità per uscirne, attraversi i percorsi di inserimento sociale. Assegnare ad un individuo povero esclusivamente un contributo economico significherebbe trasmettergli il seguente messaggio da parte dello Stato: “ non m’impegno per offrirti l’opportunità di costruirti una vita diversa, rimani in povertà e continuerò a darti il sussidio”. Per evitare la deriva dell’assistenzialismo e promuovere l’inserimento sociale, infatti, non ci sono alternative, bisogna puntare sul welfare dei servizi locali.

Terzo, non differenziare tra poveri tra serie a e serie b. L’Alleanza propone di introdurre il Reis partendo dalle famiglie più indigenti – indipendentemente dall’età o da altre caratteristiche dei componenti – ed estendendolo progressivamente a tutte quelle in povertà assoluta mentre il Governo sembra volersi rivolgere prioritariamente ai nuclei poveri con minori. Un simile approccio genererebbe una serie di domande, ad esempio “perché tra una famiglia con minori meno povera e una più povera a causa di un anziano da assistere, alla prima sì e alla seconda no?” e così via. Ricomincerebbe quella poco edificante discussione, già vista molte volte, su quali poveri meritino e quali non meritino un sostegno pubblico. Il vero salto di qualità rispetto al passato, invece, sarebbe stabilire che ogni povero – in quanto tale, qualunque siano la sua età o altri tratti – se si impegna ha diritto a costruirsi un futuro migliore. Qualora si ritenesse che tutti i poveri hanno gli stessi diritti, il criterio di priorità per il progressivo accesso ad una nuova misura non potrebbe che essere il livello di indigenza.

La posta in gioco è alta. Per marcare l’importanza del momento e riproporre le proprie richieste, l’Alleanza contro la povertà in Italia organizza un incontro pubblico mercoledì mattina a Roma


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