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Economia & Impresa sociale 

Riforma credito cooperativo, il Governo chiede unità

Il sottosegretario Baretta: «Siamo in una fase positiva e nuova, caratterizzata proprio dal termine autoriforma. Ma tutto questo ha bisogno del massimo di unità possibile». In allegato la relazione del presidente di Federcasse Alessandro Azzi presentata ieri in Parlamento

di Vittorio Sammarco

Entro la fine di quest’anno. Il progetto di autoriforma delle Banche di Credito cooperativo, sollecitato da governo e parlamento (sulla base delle indicazioni provenienti dalla Raccomandazione del Consiglio approvata dal Parlamento europeo nel giugno scorso), sta per arrivare a compimento. Dopo mesi di confronto e un’ampia discussione che ha visto coinvolti tutti i soggetti interessati. «Siamo in una fase positiva e nuova, caratterizzata proprio dal termine ‘autoriforma», ha detto il sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta a conclusione del seminario promosso ieri dalle Commissioni Finanze e Tesoro del Senato e dalla Commissione Finanze della Camera, che ha fatto il punto sullo stato del percorso.

“È un anno che ci stiamo dietro e ora dobbiamo arrivare ad una conclusione”, aggiunge Baretta, “perché altrimenti sviliamo lo stesso valore metodologico di questa scelta che ha caratterizzato il nostro rapporto, il processo di riforma che abbiamo costruito. D'altra parte c'è lo chiede l'Unione europea. Quindi c'è la necessità di arrivare entro l'anno a conclusione. Ma tutto questo – sottolinea – ha bisogno del massimo di unità possibile. Questo è il punto più delicato ed è anche la ragione della prudenza che ha consigliato al governo di non fare alcuna forzatura, per arrivare a un decreto che sia largamente condiviso dagli interessati. La politica deve avere un obiettivo e dobbiamo attrezzarci a questo obiettivo”.

Ma senza mettere in discussione il modello di cooperazione che anzi è perfettamente in linea con il modello di democrazia economica che – secondo Baretta – il governo sta costruendo con una serie di tasselli che stanno andando a costruire il mosaico complessivo, come la riforma della Fondazioni, dei Fondi Pensioni e Casse, della riforma delle popolari e altri in cantiere.

Ma su questo progetto di riforma delle BCC la discussione per costruire un’ampia unità richiede ancora qualche passo avanti, soprattutto sul punto nodale della integrazione delle singole Bcc in un Gruppo, una sorta di holding, sulla base della sottoscrizione di un contratto di coesione (che si sostanzierebbe in un contratto di direzione e di coordinamento). Per Alessandro Azzi, presidente di Federcasse (in allegato la sua relazione in versione integrale), “la frammentazione non solo indebolirebbe tutto il sistema ed affievolirebbe la capacità di stare sul mercato, ma porterebbe anche ad una nefasta concorrenza interna e al rischio di escludere una parte delle Bcc (quella più debole). L’unità, invece, è un presupposto irrinunciabile di sostenibilità e di competitività nel medio/lungo periodo.”

Quindi, senza rinunciare ad alcune storiche specificità, come quelle del sistema trentino delle Casse Raiffeisen, Azzi auspica che questo lavoro possa portare ad “un nuovo quadro normativo nazionali che valorizzi e rafforzi un’esperienza davvero unica come quella del Credito Cooperativo”.

Per Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, però “sul progetto di autoriforma delle BCC pretendere l'unanimità di 370 istituti é impossibile, vorrebbe dire assegnare potere di veto e paralizzare il progetto di riforma. Le BCC prese singolarmente difficilmente potrebbero essere competitive. Il gruppo bancario unico é uno sbocco fisiologico”. E’ già così in altri paesi europei. "L'autoriforma é un'occasione da cogliere per essere protagonisti di una stagione di rinnovamento e di rafforzamento delle BCC”.


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