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Donatori: la gratuità italiana permette 8mila trasfusioni al giorno

Con il convegno “Una legge che fa buon sangue”, promosso da AVIS, in collaborazione con CIVIS (AVIS, Croce Rossa, FIDAS e Fratres)e che ha permesso di stilare un bilancio dei primi 10 anni dall’entrata in vigore, il 21 ottobre 2005, della Legge 219 sul sistema trasfusionale

di Redazione

Il convegno “Una legge che fa buon sangue”, promosso da AVIS, in collaborazione con CIVIS (AVIS, Croce Rossa, FIDAS e Fratres)e che ha permesso di stilare un bilancio dei primi 10 anni dall’entrata in vigore, il 21 ottobre 2005, della Legge 219 sul sistema trasfusionale.

All’incontro sono intervenuti il coordinatore del CIVIS, Luigi Cardini, il presidente della SIMTI, dott. Claudio Velati, il direttore del Centro Nazionale Sangue, dott. Giancarlo Liumbruno, la dottoressa Maria RitaTamburini, dell'Ufficio VIII delMinistero della Salute.

A introdurre i lavori è stato l'on. Filippo Fossati, della Commissione Affari sociali della Camera, che si è detto lieto di poter ospitare in questa sede istituzionale un incontro su un tema rispetto al quale l'Italia, grazie anche alla sua legge incentrata su un sistema pubblico e sul valore della gratuità, si presenta come un'eccellenza in ambito internazionale.

Ai partecipanti è arrivato anche il saluto della presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi e la senatrice Manuela Granaiola.

«È stato importante», ha commentato il presidente di Avis Nazionale, Vincenzo Saturni, «dialogare in un prestigioso luogo istituzionale come la Camera dei deputati sui primi 10 anni di vita di una legge che ha avuto – e ha ancora – il grande merito di porre le associazioni di volontariato del sangue al centro del sistema. Non si è trattato di un momento auto celebrativo, benché sia innegabile che siano stati ottenuti da tutti gli attori ottimi risultati, quanto piuttosto di un’occasione per discutere delle prossime sfide che attendono il sistema. Un sistema, quello italiano, chiamato sempre più a dare risposte ai pazienti, i veri beneficiari del gesto di gratuità della donazione, e a diventare punto di riferimento in un’Europa dove viene messa in dubbio la gratuità della donazione di sangue».

Nel suo intervento, il nuovo direttore del Centro Nazionale Sangue, Giancarlo Liumbruno, ha messo in luce i risultati ottenuti dal sistema nel suo complesso negli ultimi 10 anni. Basandosi su un'ampia serie di dati, il direttore del CNS ha ricordato come oggi in Italia vi siano circa 3 milioni di donazioni di sangue ed emocompoenti, che vanno quotidianamente a beneficio di oltre 1.700 pazienti in più di 8.000 trasfusioni. Sia il direttore del CNS sia il presidente della SIMTI, dott. Claudio Velati, hanno ricordato come la legge 219/05 sia oggi presa a modello da molti Paesi europei, specialmente per i suoi punti cardine di qualità, gratuità e non remunerazione, in un'Europa dove il concetto di “gratuità” è oggi messo pericolosamente sotto tiro.

Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin ha dichiarato che «i risultati raggiunti oggi nel settore trasfusionale hanno la loro origine nelle novità introdotte dalla legge 219 del 2005, in particolare l’istituzione di organismi nazionali e regionali di “governance” del sistema (il Centro nazionale sangue e i Centri regionali di coordinamento). Per molti aspetti la Legge è ancora assolutamente attuale, soprattutto per quanto concerne i princìpi fondanti e il substrato etico: concetto di donazione volontaria, non remunerata, LEA trasfusionali, gratuità del sangue e della trasfusione, autosufficienza nazionale indivisibile, non frazionabile, sovra-aziendale e sovra-regionale, ruolo e valore delle associazioni e federazioni di donatori volontari nella promozione del dono e nel conseguente contributo importantissimo ai fini istituzionali del SSN, gestione esclusivamente pubblica delle strutture trasfusionali ST (o, meglio, “governo” interamente pubblico)».

Nel merito del ruolo delle associazioni di volontariato, il ministro Lorenzin ha aggiunto che «senza dubbio il nostro sistema trasfusionale è complesso e articolato, ma le sue caratteristiche peculiari lo distinguono dagli altri sistemi dei Paesi europei. Rappresenta infatti un modello che si fonda sulla sinergia delle azioni degli attori che lo costituiscono. Cioè istituzioni, associazioni e federazioni del volontariato del sangue e professionisti e operatori sanitari del settore, incluse le rispettive società scientifiche. E si basa inoltre su un principio etico: la donazione volontaria, periodica, responsabile e gratuita. Un principio che, a monte del sistema, rappresenta la garanzia primaria di sicurezza e qualità del sangue e del plasma raccolto sul territorio nazionale, e quindi dei prodotti medicinali da esso derivati».


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