Media, Arte, Cultura

Art Bonus, 272 interventi già in cantiere

Raccolti 34 milioni di donazioni per restauro o manutenzione del patrimonio pubblico. 790 i mecenati per ora registrati. In realtà sono molti di più. La detrazione del 65% si è rivelata un successo. Intervista a Ettore Pietrabissa, direttore di Arcus

di Giuseppe Frangi

34 milioni ad oggi: è quanto il provvedimento dell’Art Bonus ha garantito al patrimonio culturale italiano nei primi dieci mesi di quest’anno. La cifra è stata resa nota dal ministro Franceschini oggi, in occasione della presentazione della nuova campagna che sulle reti Rai farà conoscere al grande pubblico il significato di questa agevolazione fiscale sulle donazioni.

Il risultato è buono e mostra un trend in forte crescita. A inizio ottobre infatti erano stati resi noti, nel corso di Lubec, i dati al 29 settembre: 24 milioni. La parte del leone l’ha fatta l’Arena di Verona, con una donazione di 14 milioni in tre anni da parte di Unicredit.

La gestione del meccanismo dell’Art Bonus (65% dei detrazione fiscale sulle somme donate, scalabili in tre anni dalla dichiarazione dei redditi) è stata affidata ad Arcus, la società pubblica per lo sviluppo dell’arte e della cultura. Il direttore generale Ettore Pietrabissa traccia un bilancio con Vita.it

Sono dati che rispettano le vostre attese?
Direi di sì. Bisogna tener conto che l’Art bonus si è diffuso in modo molto carbonaro sino ad oggi. Mi è capitato di incontrare molte volte addetti ai lavori che non lo conoscevano. Ora abbiamo cambiato marcia. Innanzitutto con il road show che abbiamo iniziato nei comuni coinvolgendo i sindaci e poi con la campagna annunciata oggi da Franceschini.

rteaLa legge prevede che beneficiari e mecenati si registrino sul sito che Arcus ha appositamente realizzato. Un fatto di trasparenza?
Senz’altro. Ad oggi abbiamo 272 interventi registrati sul sito e 790 mecenati. Ovviamente non tutti hanno seguito questo percorso e si deve tener conto di tanti benefattori che non vogliono apparire: la registrazione comunque non comporta la pubblicazione del nome sul sito. Chi accetta di apparire deve dichiararlo. Questo ci porta a pensare che in realtà la cifra delle donazione dovrebbe essere più alta e che soprattutto è più alto il numero dei donatori: noi valutiamo siano circa 1500.

Quale rapporto tra imprese e privati cittadini?
Su 790 registrati, 570 sono singoli. Ovviamente sul fronte delle somme donate il rapporto si ribalta, perché i privati spesso si fanno avanti con somme piccole.

Sul fronte geografico si vede il solito squilibrio tra Centro Nord e Sud…
È così purtroppo. Abbiamo regioni con 30 e più progetti di recupero presentati e sono Lombardia, Toscana e Piemonte. E abbiamo regioni a zero, come Basilicata e Molise. Ma anche la Sicilia, nonostante l’enorme patrimonio, è ferma a quattro.

Nella legge di stabilità l’Art Bonus diventa provvedimento definitivo. Ora si può lavorare per farlo conoscere…
È il vero lavoro che dobbiamo fare e che Arcus seguirà nei prossimi mesi. La leva fondamentale sono i sindaci. Loro conoscono il territorio, sia perché sanno quali sono le criticità del patrimonio, sia perché possono intercettare le persone con disponibilità coinvolgibili in qualche progetto di recupero. Il road show che abbiamo impostato prevede appunto che i sindaci radunino una platea di potenziali donatori e che noi di Arcus spieghiamo con semplicità e chiarezza i vantaggi di questa misura fiscale. Per questo abbiamo fatto un accordo con Anci per avviare un’azione più incisiva in questa direzione.

Gli interventi verranno rendicontati?
Certamente. Il sito dell’Art Bonus prevede massima trasparenza e traccerà la realizzazione degli interventi per cui si è chiesto un sostegno. C’è anche il caso di progetti che non raggiungono le somme richieste. Franceschini ha detto che per i casi più rilevanti si può pensare ad un intervento del ministero. C’è chi ha proposto che in questi casi le risorse raccolte su progetti che non arrivano a coprire tutta la somma possano essere dirottate su altri progetti presentati dagli stessi enti. È un’opzione che non mi convince, a meno che non si chieda e ottenga il consenso dei donatori.

L’Arte Bonus riguarda solo i beni pubblici. Come proposto dal recente appuntamento di Lubec sarebbe auspicabile un allargamento ai beni della chiesa o del non profit.
È una cosa molto logica che è stata anche presa in considerazione ma che si scontra con problemi di bilancio. Certo già si potrebbe pensare a qualche apertura: ad esempio se il Fai prende sotto la sua gestione un bene pubblico mi sembrerebbe giusto che possa usufruire dell’Art Bonus


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