Percorsi di Innovazione all’ascolana

25 rappresentanti di organizzazioni non profit a confronto. Una quattro giorni di formazione pratica ideata da Human Foundation insieme a Fondazione Johnson & Johnson dal nome “Percorsi di Innovazione”

di Sara Seganti

Cosa succede a riunire per qualche giorno 25 persone che rappresentano 25 organizzazioni non profit con 25 storie uniche e metterle a confronto per ripensare efficacia e sostenibilità dei loro modelli di intervento sociale?

Se il confronto va bene sarà tutto un fiorire di nuove idee per applicare nuovi strumenti utili a delineare servizi più adatti e sostenibili, a fronte di una migliore analisi dei bisogni. Ma se va male? Come disinnescare quella resistenza culturale al cambiamento che a volte caratterizza il terzo settore? Quella tendenza a rifugiarsi in ciò che si conosce anche se funziona così così?

Questo tipo di confronti ha animato i quattro giorni di formazione pratica Percorsi di Innovazione”, il format ideato da Human Foundation per accrescere le competenze delle organizzazioni del terzo settore di medie e piccole dimensioni.

L’idea e la prima edizione di Percorsi nascono nel marzo scorso, insieme a Fondazione Johnson & Johnson, per offrire degli strumenti in più a associazioni, fondazioni e cooperative sociali del Sud Italia, con l’idea iniziale che sia prima di tutto il Sud a registrare un bisogno di formazione diffuso. Ma evidentemente questo bisogno esiste anche altrove se la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno ha voluto proporre Percorsi al suo territorio. E l’intuizione si è rivelata giusta: per la seconda edizione programmata nel mese di ottobre 2015 ad Ascoli Piceno sono arrivate più di 80 richieste per 25 posti.

La formazione esce dalle aule universitarie, diventa più orizzontale e si configura come uno scambio tra practitioners, tra chi per l’appunto pratica economia sociale. Il taglio non può essere che concreto ed esperienziale: i laboratori pratici, le testimonianze dirette e il follow-up successivo al corso costituiscono l’ossatura dei Percorsi di Human Foundation. Sono intervenuti Barbara Saba di Fondazione J&J, Ida Linzalone di Fondazione Vodafone, Novella Pellegrini di Enel Cuore e Massimo Pesci di Croce Rossa per il fundraising. Ma anche tante organizzazioni che hanno condiviso le loro storie di successo, L’Altra Napoli, Peter Pan, Lega del Filo d’Oro e Domus de Luna. E’ nel confronto diretto con chi fa e fa bene che le persone trovano la forza di distaccarsi dalla routine da un lato, e dalla sofferenza con la quale hanno a che fare tutti i giorni e ripensare al loro operato.

Alcune considerazioni rispetto all’impatto della formazione. Nel momento in cui un’organizzazione viene a contatto per la prima volta con nuovi strumenti e approcci come la teoria del cambiamento o i metodi di misurazione dell’impatto sociale, l’effetto può essere interessante. Questi strumenti, in teoria come in pratica, permettono di recuperare e rinnovare punti di vista spesso dispersi nella quotidianità del lavoro: l’impatto sociale e il cambiamento generato tornano al centro della riflessione mentre il tema dell’autoconservazione del servizio, come urgenza in sé, perde di rilevanza. Chi vive il terzo settore sa che spesso le organizzazioni finiscono, per cause di forza maggiore, a smettere di interrogarsi sugli effetti delle loro azioni e si abituano a lavorare a testa bassa alla rincorsa dei bandi della sopravvivenza. In questo senso, il corso è un’opportunità concreta per ricentrare l’intervento sul cambiamento che intenzionalmente si intende innescare rilanciando obiettivi più ambiziosi della mera sussistenza del progetto.

L’ultimo giorno si è parlato di welfare di comunità con Fondazione CRT, Fondazione Carisap, Human Foundation e Project Ahead. Quale ruolo per attori diversi, come le fondazioni bancarie e le imprese sociali, nella costruzione del sistema di welfare integrato del domani visto anche il sistematico arretramento del welfare pubblico? Su questo fronte uno dei tentativi del corso è quello di problematizzare anche il tema della sostenibilità, intesa nella sua accezione ampia di sostenibilità economica e sociale, insieme alle organizzazioni non profit. Soprattutto con le associazioni è infatti particolarmente interessante ragionare sul ruolo dell’impresa sociale, e della cooperazione sociale in primis, come una possibilità in più per ragionare in modo sistemico dei servizi offerti e renderli maggiormente in grado di rispondere ai bisogni. Come ad esempio, il modello di Domus de Luna che in Sardegna, in provincia di Cagliari, a partire dalle comunità di accoglienza e cura per minori e madri in difficoltà ha maturato la decisione di aprire una locanda, impresa sociale, per l’inclusione sociale e lavorativa dei giovani. L’impresa sociale, in casi come questi, può rappresentare una risposta in più che le organizzazioni possono mettere in campo per perseguire la propria missione.

Fare rete, trasferire competenze, imparare dall’esperienza sono termini e concetti abusati. Ma ad Ascoli è successo davvero che tante organizzazioni si vedessero con occhi nuovi e si riconoscessero a vicenda come dei potenziali attori protagonisti, non solo nel riformulare risposte al disagio e ai problemi delle persone, ma anche del vero e proprio rilancio del loro territorio.

*Sara Seganti è responsabile donors e international di Human Foundation


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