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Il Sinodo, l’adozione e l’affido

Per Marco Griffini il paragrafo 65 della Relazione finale del Sinodo sulla Famiglia è un "manifesto" bellissimo sull'adozione e l'affido

di Redazione

Il paragrafo 65 della Relazione Finale del Sinodo sulla Famiglia parla di “adozioni e affido”. Il testo parla di “apostolato familiare”: per Marco Griffini, presidente di AiBi, «è palese l’intenzione della Chiesa di far fare all’adozione di un minore abbandonato un vero “salto di qualità”, qualora essa sia compiuta “nello spirito della fede”. Un secondo passaggio molto importante per Griffini è «il tema della “sterilità feconda”, insito nell’adozione. Una sorprendente e peculiare fecondità, non limitata alle coppie sterili, ma aperta a tutte quelle coniugate. E come ogni fecondità – si afferma con particolare evidenza nel testo – anche quella adottiva, benché “particolare”, è propria “dell’esperienza coniugale”, cioè di quella “accoglienza generativa” insita nella promessa che gli sposi si sono scambiati nel giorno del loro matrimonio. L’adozione e la generazione qui vengono poste sullo stesso piano. Non c’è alcuna differenza fra un figlio biologico e uno adottato. Entrambi sono “compimento dell’amore coniugale”».

«In definitiva ci sembra che, con questo paragrafo 65, la Chiesa – e ciò vale per tutte le sue componenti: quindi anche per noi associazioni familiari di ispirazione cristiana – abbia compiuto una significativa scelta di campo: laddove vi è un bambino abbandonato, in qualsiasi paese del mondo esso viva, la Chiesa si schiera, in prima linea, al suo fianco, invocando il suo sacrosanto ed irrinunciabile diritto ad essere un figlio».

Di seguito il testo integrale del paragrafo 65.

«L’adozione di bambini, orfani e abbandonati, accolti come propri figli, nello spirito della fede assume la forma di un autentico apostolato familiare (cf. AA, 11), più volte richiamato e incoraggiato dal Magistero (cf. FC, 41; EV, 93). La scelta dell’adozione e dell’affido esprime una particolare fecondità dell’esperienza coniugale, al di là dei casi in cui è dolorosamente segnata dalla sterilità. Tale scelta è segno eloquente dell’accoglienza generativa, testimonianza della fede e compimento dell’amore. Essa restituisce reciproca dignità ad un legame interrotto: agli sposi che non hanno figli e a figli che non hanno genitori. Vanno perciò sostenute tutte le iniziative volte a rendere più agevoli le procedure di adozione. Il traffico di bambini fra Paesi e Continenti va impedito con opportuni interventi legislativi e controlli degli Stati. La continuità della relazione generativa ed educativa ha come fondamento necessario la differenza sessuale di uomo e donna, così come la procreazione. A fronte di quelle situazioni in cui il figlio è preteso a qualsiasi costo, come diritto del proprio completamento, l’adozione e l’affido rettamente intesi mostrano un aspetto importante della genitorialità e della figliolanza, in quanto aiutano a riconoscere che i figli, sia naturali sia adottivi o affidati, sono altro da sé ed occorre accoglierli, amarli, prendersene cura e non solo metterli al mondo. L’interesse prevalente del bambino dovrebbe sempre ispirare le decisioni sull’adozione e l’affido. Come ha ricordato Papa Francesco, «i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma» (Udienza ai Partecipanti al Colloquio internazionale sulla complementarità tra uomo e donna, promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, 17 novembre 2014). Nondimeno, la Chiesa deve proclamare che, laddove è possibile, i bambini hanno diritto a crescere nella loro famiglia natale con il maggior sostegno possibile».