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L’ironia di Silver sostiene i progetti ad Haiti di Enzo B

il 29 ottobre a Lucca Comics saranno messe all'asta 8 tavole di Silver, a sostegno di un progetto sanitario ad Haiti di Enzo B. Il papà di Lupo Alberto dice: «Per capire l’ironia bisogna mettersi in gioco e non tutti sono disposti a farlo»

di Sara De Carli

Giovedì 29 ottobre al Lucca Comics saranno messi all’asta otto disegni originali di Silver, il papà di Lupo Alberto. Il ricavato finanzierà “Kaleidoscopio”, un progetto sanitario che ENZO B Onlus realizza ad Haiti dal 2011 e che vuole migliorare la capacità di accesso alle cure mediche di bambini e famiglie, cure attualmente troppo costose. Silver è l’autore degli ultimi cinque calendari di ENZO B Onlus, dedicati al Sostegno a distanza e all’Adozione Internazionale.

Come è nata la sua collaborazione con Enzo B?

È iniziato tutto nel 2010, con il calendario “Un sorriso per l’Africa”. Enzo B. chiese a diversi vignettisti italiani di regalare un loro disegno. Io feci una tavola sul Sostegno a Distanza. Poi ho conosciuto bene le persone di Enzo B. e anno dopo anno sono rimasto. Non è la prima onlus con cui collaboro e non sarà l’ultima. Mi piace anche l’idea di parlare a un pubblico non di giovanissimi: d’altronde anche io, con cinque figli, non lo sono più.

Ha esperienze dirette di sostegno a distanza o anche per lei è stata l’occasione di scoprire un mondo?

Non ho un’adozione a distanza, ma ho visitato diversi Paesi poveri insieme a ong che si occupano anche di sostegno a distanza. Conosco il problema.

Nelle tavole dei calendari per Enzo B. lei ha trattato con leggerezza e ironia temi complessi: c’è stato un argomento particolarmente difficile?

Su questi argomenti ci si deve sempre muovere in guanti bianchi, quasi con circospezione, perché è facile urtate la suscettibilità delle persone. Trattando di profughi e persone che cercano un futuro migliore, per esempio, c’è sempre chi si sente accusato di razzismo: succede perché noi – con noi intendo noi che viviamo in società avanzate – abbiamo la coda di paglia. Non c’è quasi giorno che non senta qualcuno che dice “io non sono razzista, ma…”. Quando invece basta guardare queste persone o anche solo le loro foto per capire che sono persone esattamente come noi, è così logico che mi sorprende sempre che si faccia così fatica a comprenderlo. Io avrei fatto la stessa cosa con i miei figli, avrei corso i rischi del viaggio per cercare un “futuro migliore”: poi tanti pensano che le persone vengano qua per avere chissà quali beni, mentre invece cercano di vivere e basta, cercano una prospettiva per il futuro partendo da paesi in cui non ne hanno nessuna.

L’ironia può scardinare i luoghi comuni e aiutare a superare queste posizioni?

Per capire l’ironia bisogna mettersi in gioco e non tutti sono disposti a farlo. L’ironia è uno s-velare, un sollevare il velo, un far sentire al re che è nudo. E a volte il re è chi legge la vignetta, non chi vi è rappresentato.