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Capi scout in partenza per i Cantieri Catechesi

Dal 30 ottobre al 1 novembre sarà approfondito il tema: “Cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Tre le sedi scelte: Torino, Loreto e Martina Franca

di Redazione

Cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?” è questo il tema dei Cantieri di Catechesi organizzati dall’Agesci (Associazione guide e scouts cattolici italiani) dal 30 ottobre al 1 novembre. Tre le sedi scelte per questo appuntamento (Torino, Loreto e Martina Franca) che viene considerato, dall'associazione che conta 180mila aderenti e organizzata in 2mila gruppi locali, un «prezioso strumento di formazione rivolto a tutti i capi dell’associazione per accrescere le competenze di educatori alla fede. Per i capi giovani che vogliono approfondire la proposta di fede in Agesci e la propria competenza biblica, e i capi esperti che vogliono affinare le proprie competenze e nutrire la propria spiritualità».

Come sottolineano Marilina Laforgia, Matteo Spanò presidenti del Comitato nazionale e l’assistente ecclesiastico generale e padre Davide Brasca, «I Cantieri Catechesi nascono come risposta ad un’esigenza dei Capi scout dell’Agesci di coniugare in maniera più unitaria e omogenea la vita delle unità scout secondo le varie età, con la proposta di fede, perché non sia una parentesi all'interno delle attività, ma il senso e la scoperta di ogni gioco, di ogni esplorazione, di ogni strada percorsa fino in fondo. Il cantiere diventa un piccolo laboratorio dove si approfondisce la Parola, primo e fondamentale strumento da cui partire, rafforzando la dimensione profetica. Si sperimenta, secondo una proposta rivolta ad adulti, la dimensione liturgica e il legame con l’imparare facendo, proprio dello stile scout. Infine, nella dimensione regale, si vive pronti a utilizzare uno strumento del metodo non solo per l’efficacia che ha, ma anche con la consapevolezza di aver ascoltato una Parola da Dio, a cui dare risposta con la propria vita.
Elemento di forza di questo percorso è la narrazione: c’è un Dio che parla nella storia e parla a me, nella mia storia. Quanto più lo so raccontare tanto più "mi" so raccontare e viceversa. Questo processo – concludono – mi permette di crescere nella consapevolezza di Dio: di saperlo ascoltare e di verificare se la mia vita è risposta alla sua chiamata».

Nel corso della tre giorni ci saranno approfondimenti anche con la presenza di biblisti, laboratori metodologici per lo sviluppo di percorsi di catechesi, veglie e momenti di celebrazione.

In apertura foto di Matteo Bergamini