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Maestri d’accoglienza si diventa

Alcune famiglie adottive si sono messe in rete per rispondere alle sfide e bisogni della comunità sociale. Il progetto “Famigliedicuore” ad Ascoli Piceno.

di Giovanna Pieroni

«Il primo sguardo, il primo sorriso, il primo pianto, le conquiste, i giochi, le risate, le confidenze, emozioni e gioie inesprimibili; ma anche la bimba non mangia, non cresce, non socializza, ha difficoltà a scuola. Difficoltà comuni a tutti i figli, ma che si amplificano quando dentro si porta la ferita dell’abbandono, una ferita che può essere curata con l’amore di chi ti sta vicino». Pino e Luciana, genitori adottivi, mi raccontano la loro storia e come dal desiderio, ma anche dal bisogno di condivisione di un gruppo di nove famiglie adottive ed affidatarie del territorio di Ascoli Piceno ha preso vita un’associazione che diffonde la cultura dell'accoglienza, contribuendo alla tutela del diritto inalienabile di ogni essere umano a crescere in una famiglia.
“Unafamigliapertutti-onlus” a distanza di un anno e mezzo di attività coinvolge oltre una cinquantina di famiglie e realizza tante iniziative del progetto “Famigliedicuore”, promosso in collaborazione con AFNonlus, la Fondazione Carisap di Ascoli Piceno e una rete di partner che comprende comuni, ambiti territoriali, l’Ufficio Scolastico regionale delle Marche – Ufficio IV Ascoli Piceno e Fermo, la Camera Minorile, organismi religiosi, associazioni varie.

«Le famiglie adottive hanno necessità di poter condividere. Da qui è nata una rete, che dalle famiglie si è allargata a istituzioni e agenzie educative». Giovanna Corradetti, è la presidente dell’Associazione e mamma adottiva. Insieme al marito Massimo, tramite AFNonlus, ente autorizzato per le adozioni internazionali, hanno accolto tre sorelline di 4, 5, 6 anni, arrivate dal Brasile nel 2011. Attraverso convegni cittadini, seminari e diversi eventi, il progetto punta alla formazione e alla diffusione della cultura dell’accoglienza, in particolare quella adottiva. «Una genitorialità informata e formata sa affrontare al meglio le diverse situazioni che in genere tutte le famiglie vivono, ma che per noi genitori adottivi sono riconducibili a delle cause e ad eventi dolorosi precisi che vanno affrontati in un’ottica determinata». Spiega la Corradetti. Inoltre si intende «far conoscere anche il bello dell’adozione e quanto sia pieno di soddisfazioni. Non ce n’è una più grande che vedere negli occhi di un bambino la gioia per aver scelto che questi due adulti nonostante i limiti e i difetti, possano essere il suo papà e la sua mamma del cuore. Perché è vero che l’adozione la fanno gli adulti, ma è vero pure che ad un certo punto anche questo bambino ha detto il sì. A quel punto nasce la famiglia». Una famiglia di cuore, quella in cui non c’è una generazione biologica, ma una generazione di affetti.

Il progetto si muove su tre direttive: sostenere le famiglie adottive e affidatarie, creare una rete tra famiglie e istituzioni, divulgare la cultura dell’adozione attraverso i media e varie iniziative rivolte alla cittadinanza. Uno sportello, aperto due pomeriggi a settimana, offre consulenze specialistiche gratuite alle famiglie adottive e affidatarie e informazioni a quanti si avvicinano a questi percorsi. È stato avviato un percorso di formazione in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale Marche per individuare strategie operative per l’accoglienza e l’inclusione sociale a scuola degli alunni adottati o con storie particolari e complesse. I seminari rivolti alla formazione degli insegnanti e di specifiche figure di riferimento si propongono di offrire un servizio alla scuola per l’attuazione delle “Linee guida del Miur per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati”.

Nell’aprile scorso inoltre è stato costituito un “Tavolo permanente” a cui partecipano rappresentanti degli enti locali e di tutti i soggetti interessati all’istituto dell’adozione, (scuola, Tribunale, servizi sociali, agenzie educative). «Un bambino che viene accolto in una famiglia deve esserlo anche nel quartiere, nella classe, nella parrocchia, nella squadra di calcio o nella scuola di musica. È per questo che, conclude la Corradetti, l'adozione non è mai l’evento di una singola famiglia ma un fatto sociale in cui la sinergia tra famiglie e istituzioni riveste un ruolo fondamentale e imprescindibile».


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