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Massimo Paolicelli, una stanza della Camera dei Deputati porta il suo nome

L'attivista per i diritti umani, scomparso a 48 anni per un cancro, era un faro per il mondo del pacifismo e della nonviolenza in tutta Italia: le sue ultime battaglie quelle con la campagna Sbilanciamoci! e contro l'acquisto governativo dei caccia F-35. Ora amici e colleghi di una vita gli dedicano uno spazio più che simbolico

di Redazione

“Voglio lasciarvi non con la tristezza di un addio, ma con una speranza. Dio ha voluto darmi uno stop: vivere intensamente questo ultimo periodo della mia vita riavvicinandomi con qualità al quotidiano, imparando ad apprezzare meglio ogni dono che viene dal Padre Nostro. Per questo spero che tra i tanti semi di pace, solidarietà ed amore che ho vissuto e che ho seminato in questa mia breve vita ci sia anche l’invito a non aspettare una malattia per capire le priorità della vita. Tante gocce possono scalfire la roccia, cerchiamo di scalfire la roccia dell'indifferenza e dell'egoismo e costruiamo, in nome di Dio, un mondo di giustizia, pace e solidarietà. Ciao, Massimo”.

Si concludeva così la lettera che Massimo Paolicelli, uno dei più noti attivisti nonviolenti per i diritti umani che l’Italia abbia mai avuto, deceduto per cancro l’1 novembre 2013, ha dedicato alla moglie Dora, ai figli, ai parenti e agli amici. Due anni dopo, una stanza della Camera dei Deputati porta il suo nome: da mercoledì 28 ottobre, grazie all’iniziativa dei parlamentari di Sel, Sinistra e libertà, di cui Paolicelli è stato espressione dopo aver militato nei Verdi e aver ricoperto tra i vari ruoli anche quello di membro Caritas nella Consulta nazionale per il servizio civile. E referente della Campagna nazionale “Sbilanciamoci!”.

“Sulla giacca aveva sempre appuntata la spilla della non violenza, un fucile spezzato da due mani: di fronte agli ultimi conflitti mondiali, lui non avrebbe avuto alcun dubbio nel mettere al centro della nostra azione una mobilitazione dal basso per ribadire l'insindacabilità dei principi della non violenza. Per lui la guerra non si combatteva con la guerra ma con la pace”, ricorda Giulio Marcon, deputato amico fraterno di Paolicelli, a Redattore Sociale.


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