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Cariplo, Agropolis e Carasso pensano al cibo di domani

Le tre fondazioni annunciano un impegno da 3 milioni di euro per migliorare l'alimentazione partendo dai cereali. Presentati a Milano anche i primi risultati del progetto Ceres per la produzione sostenibile di sorgo, mais, grano e miglio perlato

di Redazione

Assicurare l’accesso a cibo sano e sicuro per tutti, nel rispetto dell’ambiente. E' questo l'obiettivo dell'accordo "Thought for food" sottoscritto da Fondazione Cariplo e Fondazione Agropolis con la Fondazione Daniel et Nina Carasso. L'accordo mette a disposizione 3 milioni di euro per nuovi progetti di ricerca per migliorare la nostra alimentazione partendo dai cereali. La nuova iniziativa sosterrà progetti di ricerca nell’ambito di tre linee di azione: la sostenibilità dei sistemi alimentari urbani, la promozione della diversità nei sistemi di produzione agricola, la messa punto di processi agroalimentari sostenibili.

«Tutto ciò è molto coerente con quello che in questi anni la nostra fondazione sta facendo sul fronte della ricerca in campo agroalimentare, a partire dal grande progetto Ager con altre fondazioni di origine bancaria in Italia, fino alla realizzazione della Food Policy di Milano», ha commentato Carlo Mango, direttore dell’Area Ricerca Scientifica di Fondazione Cariplo. «L’iniziativa che presentiamo oggi dimostra quando sia importante sviluppare partnership anche a livello internazionale, per mettere insieme risorse su obiettivi comuni; abbiamo attratto capitali dall’estero che vedono l’Italia come referente serio per la ricerca».

L'annuncio del nuovo impegno delle tre fondazioni è stato dato nel corso del mid-term meeting del progetto Ceres, lanciato nel 2013 da Fondazione Cariplo e Fondation Agropolis, che ha messo a disposizione già due milioni di euro per finanziare quattro progetti. Per l'occasione, scienziati, ricercatori e fondazioni si incontrano a Milano, presentando anche i risultati dei primi due anni di ricerche condotte sui cereali: oggi abbiamo varietà di mais più resistenti in un contesto climatico dove l'acqua può essere scarsa o troppo abbondanti. Il grano invece cresce meglio con pesticidi e fertilizzanti biologici; il miglio perlato oggi è migliorato sul piano nutrizionale; ma ancora: si può produrre bioenergia dal sorgo.

Ecco i risultati dei progetti dopo due anni di attività dell’iniziativa Ceres:

BIOSORG è l’acronimo del progetto presentato da Laura Rossini della Fondazione Parco Tecnologico Padano e da Delphine Luquet del Centre de coopération Internationale en Recherche Agronomique pour le Développement – CIRAD Insieme ai collaboratori dell’Ecole des Mines d’Alès e dell’Institute d’Economie du Mali: i ricercatori stanno impiegando i 522 mila euro di finanziamento CERES per sviluppare una strategia integrata e ottimizzare la filiera di produzione di bioenergia da sorgo nelle aree mediterranee e semiaride dell’Africa occidentale. Il sorgo rappresenta una coltura di importanza socio-economica in Africa e sempre maggiormente utilizzata anche in Europa.

FLORIMAIZE è il progetto presentato da Lucio Conti dell’Università degli Studi di Milano e da Claude Welcker dell’Institute Nationale de la Recherche Agronomique – INRA. La ricerca, cui Cariplo e Agropolis hanno destinato 423 mila euro, coinvolge anche i ricercatori dell’istituto keniota Kenya Agricoltural Research Institute (KARI). I ricercatori stanno lavorando per ottenere nuove varietà di mais più resistenti allo stress idrico attraverso lo studio di un gene chiamato florigen che sembra favorire la crescita della pianta in condizioni idriche sub-ottimali.

MIC CERES è l’acronimo del progetto presentato da Marcella Bracale dell’ Università degli Studi dell'Insubria e Lionel Moulin dell’Institut de Recherche pour le Développement – IRD, in collaborazione con l’Università di Torino , il Consiglio Ricerche in Agricoltura – GPG di Piacenza, l’Université Claude Bernard di Lione l’istituto di ricerca camerunense IRAD e il Centre de recherche IRD/ISRA/UCAD in Senegal. I ricercatori stanno utilizzando il finanziamento CERES di 492 mila euro per per migliorare la produzione di grano, attraverso la simbiosi con le comunità microbiche della rizosfera, riducendo in tal modo il riscorso a input esterni. Una combinazione hoc di microrganismi benefici possono infatti essere utilizzati in qualità di fertilizzanti biologici e protettori biologici da stress di natura biotica o abiotica.

NEWPEARL, acronimo di una ricerca sul miglio perlato da 563 mila euro, è stato presentato da Francesca Sparvoli dell’ Istituto di Biologia e Biotecnologie Agrarie del CNR e Laurent Laplace dell’ Institut de Recherche pour le Développement – IRD. Il lavoro viene svolto con i collaboratori dell’Università degli Studi di Pavia, del Centre de coopération Internationale en Recherche Agronomique pour le Développement – CIRAD, del CNRS, dell’ICRISAT Sahelian Center in Niger, del Centro di ricerca ISRA (LAPSE) di Dakar e Thiès in Senegal. Il miglio perlato rappresenta una coltura diffusa in molte zone aride del mondo e ancora poco considerata sia a livello di ricerca che di industria e politica agraria. I ricercatori stanno studiando in un’ampia collezione di linee di miglio perlato e le caratteristiche nutrizionali del seme.


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