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Dopo Erri De Luca è il Tav a finire sul banco degli imputati

Per la prima volta nella storia, a salire sul banco degli imputati sarà il progetto della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, in compagnia di altre grandi opere italiane ed europee. A valutare e giudicare, 10 giudici provenienti da Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Cile e Colombia schierati in difesa dei principi di giustizia sociale e di democrazia.

di Serena Carta

Se siamo abituati a leggere dei processi contro i manifestanti No Tav, tra pochi giorni avremo una sorpresa. Per la prima volta nella storia, a salire sul banco degli imputati sarà il progetto della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, in compagnia di altre grandi opere italiane ed europee. A valutare e giudicare, 10 giudici provenienti da Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Cile e Colombia schierati in difesa dei principi di giustizia sociale e di democrazia.

“Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere”, è questo il titolo dell'udienza a porte aperte che vedrà impegnato il Tribunale Permanente dei Popoli da giovedì 5 a domenica 8 novembre a Torino e ad Almese. Un'iniziativa nata in seguito al ricorso presentato nel 2014 dall'associazione Controsservatorio Valsusa che – con l'appoggio dei sindaci della Valsusa e di migliaia di cittadini, enti e personalità di tutto il mondo note per il loro impegno sociale – denunciava il progetto della nuova TAV.

Che cos'è il TPP
Organo indipendente e internazionale, il Tribunale Permanente dei Popoli difende dagli anni Settanta i diritti fondamentali dei popoli e dei cittadini che sperimentano l'assenza e l'impotenza del diritto internazionale. Nel corso degli anni è spesso intervenuto nella difficile relazione tra interessi economici e diritti delle popolazioni, esprimendosi in particolare sui conflitti tra l'obbligatorietà dei trattati economici-commerciali e la gerarchia dei diritti umani e delle collettività. Ricordiamo le sentenze passate sul Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale (1988; 1994); le radici della conquista del continente americano del diritto internazionale (1992); le imprese transnazionali e i diritti delle popolazioni in Colombia (2005-2008); l'azione delle transnazionali europee in America Latina e il ruolo dell'Unione Europea (2006-2010); le corporazioni e il settore agrochimico (2011); il libero commercio, la violenza, l'impunità e i diritti delle popolazioni in Messico (2011-2015). Si tratta di un tribunale d'opinione: le sue sentenze non mandano in prigione nessuno ma, dato il prestigio dei giudici che le pronunciano, possono influenzare fortemente l'opinione pubblica e le decisioni della politica.

Cosa succede a Torino
Si parte giovedì 5 novembre con l'analisi del progetto TAV, “osservato speciale”. 17 testimoni – tra tecnici, avvocati, attivisti, sindaci – aiuteranno a riscostruire i 25 anni di resistenza del movimento, “a dimostrazione che la violazione dei diritti nasce da ieri” dice il Controsservatorio Valsusa. I soggetti sotto accusa sono gli enti promotori delle opere e le apposite società di attuazione, il Governo italiano, in particolare nelle persone di alcuni funzionari preposti alla realizzazione, la Commissione Petizioni del Parlamento europeo ed il coordinatore UE del Corridoio Mediterraneo nell'ambito delle infrastrutture Ten-T (Trans European Network – Transport). Tutti ufficialmente invitati dalla Segreteria del TPP, ad oggi – fanno sapere dal Controsservatorio – non hanno dato cenni sulla loro partecipazione.

Venerdì 6 novembre si parlerà di grandi opere nel mondo, con l'analisi dei casi nostrani del Mose a Venezia e del Muos a Niscemi e di quello francese dell'aeroporto di Notre dame de Landes. Un terzo momento sarà anche dedicato alla situazione in America latina.

Sabato 7 novembre, il presidente del Controsservatorio Valsusa Livio Pepino presenterà la richiesta di sentenza al Tribunale. “Ci auguriamo che la sentenza vada nella direzione della denuncia di un modello di governance politica che esclude le popolazioni dai processi decisionali su temi che le riguardano. In tutto il mondo le lobby economiche stanno espropriando i contenuti democratici. E uno dei temi fondamentali posti dalle grandi opere è proprio la necessità di vedere per tempo questi fenomeni, per evitare che si ripetano” ha dichiarato Pepino in sede di conferenza stampa.

L'8, infine, la sentenza: “Certamente non risolutiva, ma che darà un contributo anche solo in termini di interpretazione delle responsabilità” ha aggiunto Pepino. “Un caso pilota che crei speranza anche per la lotta altrui” secondo Paolo Prieri del Forum Grandi opere inutili e imposte.

La sessiona del TPP si svolgerà a Torino alla Fabbrica delle 'e', in corso Trapani 91; mentre la sentenza sarà pronunciata domenica 8 novembre alle ore 16 presso il Teatro Magnetto ad Almese (provincia di Torino). Si può consultare il programma completo della sessione qui.


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