Economia & Impresa sociale 

Fondi religiosi: investire per crederci

La visita del Papa a New York si è fatta sentire. Morgan Stanley, ha appena lanciato un kit di strumenti finanziari, il Catholic Values Investing Tool. La questione è: per i cattolici è moralmente accettabile partecipare di in una società che fa attività contrarie agli insegnamenti della Chiesa?

di Monica Straniero

L'influenza della recente visita di Papa Francesco a New York si è fatta sentire. La banca d’affari Morgan Stanley (MS), ha appena lanciato un kit di strumenti finanziari, il Catholic Values Investing Tool. La questione è: per i cattolici è moralmente accettabile possedere azioni in una società che fa soldi attraverso un'attività contraria agli insegnamenti della Chiesa cattolica?

«La nostra intenzione è aiutare gli investitori che non vogliono peccare nelle proprie strategie di investimento a scegliere tra una vasta gamma di prodotti finanziari in sintonia con il loro credo, escludendo quelle società che operano non rispettando i valori cattolici», ha spiegato Hilary Irby, responsabile della divisione wealth management di Morgan Stanley. Nella lista nera ci sono aziende che svolgono certi tipi di attività come la produzione di metodi contraccettivi, pornografia, armi nucleari, biologiche e chimiche. Sono escluse le società coinvolte nello schiavismo e nello sfruttamento del lavoro minorile, che traggono profitto da alcol, gioco d'azzardo e altre potenziali dipendenze, o che utilizzano cellule staminali per la ricerca. Ma anche i titoli dei paesi che non hanno ancora abolito la pena di morte, che hanno legalizzato i matrimoni gay o consentito l’accesso alla fecondazione artificiale.

Il fenomeno degli investimenti basati sulle convinzioni religiose non è nuovo. Seppure rappresentano ancora una piccola percentuale degli asset gestiti da prodotti di investimento socialmente responsabili, SRI, i fondi religiosi hanno assunto proporzioni considerevoli nel contesto della crisi finanziaria che ha reso evidente l’esigenza di una finanza diversa che rimetta al centro l’uomo e i suoi bisogni. Ed è per questo che la società finanziaria Standard and Poor's che gestisce molti indici di borsa, ha creato poche settimane fa un apposito indice, S$P500 Catholic values, che raggruppa le aziende quotate a Wall Street coinvolte in attività conformi con i dettami della fede cattolica e le linee guida della Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti. Dopo i fondi della finanza islamica, ispirata ai principi coranici, si allarga in questo modo la frontiera degli investimenti dei cosiddetti Faith funds.

E se per la finanza islamica basata sulla sharia, il denaro non può generare altro denaro, come succede nell’hedge funds e nei private equity, ma deve funzionare solo come strumento per migliorare la produttività dell’economia reale, per molti fondi cattolici vige una politica di investimento di tolleranza zero. Il sito di uno dei più quotati fondi cattolici, Ave Maria Mutual Funds, informa i risparmiatori che il denaro sarà investito per finanziare società “sane”, che non violano i dettami stabiliti dalla Chiesa. In passato Ave Maria si è ritrovata al centro di una bufera mediatica per aver venduto le proprie azioni investite in PepsiCo e Coca Cola, quando i due produttori di bevande avevano iniziato a proporre stili di vita alternativi e a sostenere i diritti delle coppie gay.

Oggi nell’occhio del ciclone dei “Fondi sulla fede”, sono le aziende petrolifere e del gas, dopo che papa Francesco ha esortato il mondo a rinunciare ai combustibili fossili altamente inquinanti. “La tecnologia basata sui combustibili fossili va sostituita progressivamente senza indugio perché finiscono per essere usate contro gli ultimi, i poveri", ha scritto Bergoglio nella sua Enciclica Laudato Sì. Tuttavia secondo l’agenzia Reuters, alcune delle più grandi organizzazioni cattoliche americane hanno milioni di dollari investiti nell’industria energetica. Questa incoerenza tra la linea sostenuta dal papa e quel che la chiesa sta facendo nei territori d’estrazione di gas e petrolio negli Stati Uniti, ha convinto alcune diocesi ed istituzioni cattoliche a rivedere i piani di investimento nelle aziende energetiche.

Ma vale la pena investire nella “finanza religiosa? A guardare bene gli investimenti faith based, si registrano rendimenti al di sotto della media, ma a quanto pare hanno un importante ritorno spirituale: aiutano le persone a dormire bene la notte. Anche se qualcuno ha fatto notare che le scelte di investimento sono essenzialmente guidate dalla logica del profitto, e cosa c’è di religioso in questo?


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