Welfare & Lavoro

La Fish lancia #inmyplace, per cambiare sguardo sulla disabilità

Una campagna social che chiede di mettersi nei panni delle persone con disabilità e provare a vivere al loro posto le tante barriere che devono affrontare. Una mobilitazione in vista della Giornata internazionale del 3 dicembre

di Redazione

Margherita ha 40 anni e la sua storia è questa: «Mio figlio ha una atrofia spinale. Ha 9 anni. Alle 8 lo accompagno a scuola. A metà mattinata ci torno perché nessuno ha l’incarico di portarlo in bagno a fare pipì. A fine lezione lo vado a riprendere. Quando andrà in gita dovrò accompagnarlo. Ovviamente ho rinunciato a lavorare». Francesco ha 35 anni, è di Verona, si racconta così: «A 22 anni sono caduto in moto. Lesione spinale alta. Significa che non uso le gambe e che anche le braccia fanno fatica a muoversi. Ma PC e software per me non hanno segreti e sono in grado di dimostrarlo dove e con chi volete. Perché mi si rifiuta un lavoro degno della mia preparazione? Io programmo con la testa, non con i piedi». Stefania è di Prato, ha 32 anni: «Sono sorda. Le persone non si rendono conto di che cosa significhi non sentire e in quanti momenti della vita questo faccia la differenza. In stazione gli annunci voi li sentite, io no. Eppure le soluzioni ci sarebbero se solo ci si ricordasse che esistono anche i sordi».

In vista del 3 dicembre, Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap lancia #INMYPLACE, una campagna che vuole celebrare quella giornata in modo diverso, in un modo che coinvolga direttamente gli atteggiamenti delle persone verso la disabilità. Il messaggio è chiarissimo: “Hai mai pensato di prendere il posto di una persona con disabilità? Potrebbe essere un’esperienza illuminante e sorprendente. Scoprire che esistono barriere fisiche ma ancora prima atteggiamenti di paura e pregiudizio che ti escludono, ti marchiano. Ne usciresti con un punto di vista molto cambiato”, dice la Fish lanciando la campagna.

Nei mesi scorsi la Fish ha chiesto alle persone con disabilità e ai loro familiari di raccontare in prima persona i tanti ostacoli con cui ogni giorno devono fare i conti. Perché raccogliere questi flash (la storia andava raccontata in 300 caratteri, praticamente lo spazio di due tweet)? Per «raccontare queste barriere anche a quelli che non ne hanno, per aiutarli a comprendere che la disabilità si può superare anche insieme a loro. A partire dal non avere paura», diceva la FISH sul sito dedicato. Quelle storie sono state ora raccolte sul sito www.inmyplace.it.

E qui parte la fase due. Invitare tutti a mettersi nei panni delle persone con disabilità, viverne il punto di vista. Come? Adottando una storia – ma anche più d’una da qui al 3 dicembre – e condividendola sul proprio profilo Facebook o Twitter, prendendo il posto del protagonista della storia. «Prendendo il posto di chi ogni giorno subisce barriere fisiche, architettoniche e pregiudizi, avremo iniziato insieme a demolire la barriera più grande: la paura del contagio, della vicinanza, dello scambio. Vogliamo, anche grazie a te, generare un nuovo modo di convivere. Scegli subito un posto e fai conoscere questa storia a tutti», è l’invito della Fish. Il 3 dicembre il mondo potrebbe essere un po’ diverso.

Foto Getty Images


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