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Caso Messina: errori a catena nell’uso del suolo

Mentre il Governo annuncia lo stato di emergenza e l'invio dell'esercito, l'associazione ambientalista denuncia il dissesto del territorio e la mancanza di prevenzione e manutenzione

di Redazione

Il caso di Messina, rimasta senz'acqua e per la quale oggi il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza, l'invio di fondi e dell'esercito lo conferma: il dissesto idrogeologico è una vera emergenza nazionale. Negli ultimi mesi più di metà del Paese è andato sott’acqua, dalla Sicilia, alla Sardegna, alla Liguria, passando per la Toscana e la Calabria, con numerose vittime e ingenti danni. Bombe d’acqua che si abbattono con sempre più frequenza sul nostro territorio fragile, incapace di resistere a eventi meteorologici estremi sempre più intensi e frequenti a causa dei cambiamenti climatici

Un'emergenza, sottolinea il WWF che coinvolge tutto il territorio, causata da un insostenibile consumo di suolo, dalla mancanza di prevenzione e manutenzione, dall’incapacità di spendere i soldi stanziati, dagli interventi di “difesa idraulica” fatti male e spesso controproducenti (come i Sardegna dove ponti appena costruiti sono crollati come niente), dal continuo taglio della vegetazione lungo i fiumi, dall’escavazione selvaggia del letto dei fiumi che ne distrugge gli habitat con la scusa di spesso inutili “pulizie”.

Bisognerebbe, invece, fare tutt’altro: bloccare il consumo del suolo prima di tutto lungo i fiumi e nelle zone a rischio idrogeologico e ridare, ove possibile, spazio ai nostri corsi d’acqua per ridurre l’irruenza delle piene e avviare una seria e diffusa azione di rinaturazione e manutenzione per recuperare, al nostro ormai vulnerabilissimo territorio, la naturale capacità di rispondere a questi fenomeni.

A Messina in particolare, sono mancate totalmente prevenzione e monitoraggio: sarebbe bastato far monitorare a chi è esperto il tratto della condotta per poter prevedere ciò che poi è successo. Invece si è continuato a sbancare colline, a tombare le fiumare, a costruire lungo la costa. «Quando l'acqua cade dal cielo da qualche parte deve andare», accusa Anna Giordano, storica ambientalista messinese e Responsabile Oasi WWF delle Saline di Trapani, «Dobbiamo lasciare le fiumare il più possibile e mettere in sicurezza quelle dove non è più possibile spostare le persone. Invece abbiamo lottizzazioni che ancora incombono: bisogna smettere di autorizzare case, palazzi e centri commerciali a ridosso delle fiumare e nelle pertinenze delle aree golenali. E fare prevenzione sotto forma di multe salatissime a chi scarica illegalmente».

Il Wwf ritiene fondamentale innanzitutto applicare le direttive su “acque” (2000/60/CE) e “rischio alluvioni” (2007/60/CE). È urgente promuovere la riforma della governance della difesa del suolo, istituendo le Autorità di distretto. È indispensabile ridare centralità al bacino idrografico, come l’unità territoriale più efficace per garantire un serio governo del territorio e su cui impostare politiche per la gestione delle acque, la riduzione del rischio idrogeologico e per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Infine è necessario risolvere la dicotomia tra la “Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico” (creata dal Governo nel 2014) e le Autorità di bacino, che dal 2006 aspettano di essere tramutate in Autorità di distretto, sempre come previsto dalle direttive europee. Per il WWF sarà cruciale la COP di Parigi che si apre a fine novembre, dove i leader mondiali dovranno produrre un nuovo accordo globale sul clima in grado di fermare il riscaldamento globale e gli eventi meteorologici estremi.