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Istituti tecnici superiori: dopo un anno il 79,8% dei diplomati ha un lavoro

È il dato più significativo presentato dal Miur a bilancio della prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria, non universitaria, di collegamento tra scuola e mondo del lavoro, partita nel 2011. Ora il 30% delle risorse loro destinate sarà collegata a parametri qualitativi, tra cui l'occupabilità

di Sara De Carli

A un anno di distanza dal conseguimento del titolo di studio, il 79,8% dei primi diplomati negli Istituti Tecnici Superiori ha un contratto di lavoro. È il dato più significativo presentato dal Miur a bilancio della prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria, non universitaria, di collegamento tra la scuola e il mondo del lavoro, secondo un sistema consolidato da alcuni anni anche in altri Paesi europei: le fondazioni ITS. Gli ITS sono nati sulla carta nel 2008 e decollati nel 2011. I percorsi di studio di quattro anni formano i ragazzi in sei aree tecnologiche individuate da un DPCM del 2008 (efficienza energetica; mobilità sostenibile; nuove tecnologie della vita; nuove tecnologie per il Made in Italy: meccanica, moda, alimentare, casa, servizi alle imprese; tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e tecnologie dell'informazione e della comunicazione) e sono gestiti da fondazioni a cui partecipano anche le imprese del territorio.

Oggi le Fondazioni ITS in Italia sono 82, con 363 percorsi attivati e 3.095 studenti diplomati. L’indagine ha coinvolto 1.549 studenti diplomati: dopo un anno, 1.236 avevano un lavoro. Nel 2011 gli studenti iscritti a un ITS erano 1.451, nel 2014 sono stati 6.053. Ben 3.156 le imprese coinvolte, di cui tre quarti hanno meno di 50 addetti.

Il Sottosegretario Gabriele Toccafondi ha illustrato ieri le novità introdotte dalla legge Buona Scuola per questo tipo di Istituti. In particolare, il 30% delle risorse destinate agli ITS d’ora in poi sarà assegnato su parametri qualitativi, basati per il 40% sull’occupabilità dei ragazzi. Gli ITS che riceveranno una valutazione inferiore a 50/100 non riceveranno finanziamenti e, dopo 3 anni di valutazioni negative, non potranno più rilasciare titoli di studio.

«Gli Istituti tecnici superiori hanno dimostrato che quando la scuola, il mondo del lavoro, le aziende, gli enti di ricerca collaborano i risultati si vedono, ora dobbiamo fare uno scatto in avanti» ha sottolineato Toccafondi. «È il momento di individuare la strategia per rilanciare e consolidare il sistema degli ITS e farlo diventare il canale di formazione terziaria di questo Paese, efficace e visibile, alternativo all’università, di pari dignità. Gli ITS devono essere l’espressione, a livello formativo, del tessuto industriale ed economico di un territorio. Non dovrebbe mai essere costituito un Istituto in un’area tecnologica che non ha interlocutori a livello di imprese».


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