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Cooperazione & Relazioni internazionali

Oxfam: «Il fondo per l’Africa serva per gli aiuti e non per costruire muri»

Per l’associazione, dopo la chiusura del summit sulle migrazioni, «rimangono molti dubbi su come l'Europa potrà concretamente realizzare la sua agenda sull'immigrazione in Africa». Le conclusioni di Sara Tesorieri, policy advisor di Oxfam per l'immigrazione, presente a La Valletta

di Redazione

Il summit sulle migrazioni de La Valletta si è concluso con una dichiarazione e un Piano d'azione che, almeno a parole, mirano a incrementare la tutela dei diritti umani e della dignità delle persone: impegni che lasciano tuttavia molti dubbi su come l'Europa potrà concretamente realizzare la sua agenda sull'immigrazione in Africa. Mentre i leader europei e africani si incontravano a La Valletta, altri migranti diretti verso l’Europa continuavano a morire in mare al largo delle coste turche, la Slovenia erigeva nuove recinzioni di filo spinato e la Svezia aumentava i controlli alle frontiere.

I dubbi sul futuro del Fondo Fiduciario per l’Africa

Secondo Oxfam, particolare preoccupazione desta il rischio che il Fondo Fiduciaro per l'Africa dell'Unione Europea, argomento al centro del summit, possa far sfumare il confine fra aiuto pubblico allo sviluppo, destinato a ridurre la povertà, e i fondi stanziati per chiudere ulteriormente i confini degli stati africani. Oxfam chiede pertanto all'Unione Europea un impegno chiaro e trasparente affinché i fondi siano davvero utilizzati per aiutare le persone in difficoltà, non per costruire muri.

«È necessario che il consiglio direttivo del Fondo Fiduciario, che si riunirà oggi, fornisca chiare spiegazioni su alcune questioni fondamentali», spiega Sara Tesorieri, policy advisor di Oxfam per l'immigrazione, presente al Summit, «Il Fondo deve segnare una netta distinzione fra gli stanziamenti destinati all'aiuto allo sviluppo e quelli stanziati per la sicurezza: hanno obiettivi differenti e non possono essere confusi. Il board deve inoltre definire chiaramente quali standard utilizzeranno per i progetti non riguardanti la cooperazione allo sviluppo, assicurando così il rispetto dei diritti umani. Sono principi basilari per garantire la giusta accountability ai contribuenti europei».

No al principio: più aiuti in cambio di impegno sui rimpatri

Oxfam chiede inoltre che gli aiuti per l’Africa non vengano condizionati da un maggiore controllo delle frontiere da parte dei singoli Stati. I leader presenti a La Valletta, riconoscendo tutti i benefici che possono derivare dall'immigrazione e dalla mobilità, hanno dichiarato che la priorità rimane salvare vite umane e tutelare i diritti delle persone. Parole contraddette, prima del summit, dalla Commissione Europea che ha chiaramente esplicitato che l'Europa è pronta a mobilitare tutte le sue risorse, incluso quindi l’aiuto allo sviluppo, per spingere i paesi africani a cooperare in tema di riammissioni e rimpatri. In altre parole: più aiuti in cambio di maggiori sforzi sui rimpatri.

«Renzi e gli altri leader europei e africani hanno trovato l'accordo su tante belle parole: ora devono essere in grado di metterle in pratica», continua Sara Tesorieri, «Ma sarà impossibile se l’Europa continuerà ad anteporre la sicurezza delle frontiere ai suoi principi fondamentali. Gli aiuti servono per le persone, non possono essere oggetto di scambio tra governi».

Mentre il vertice de La Valletta è in corso, gli stati membri dell'UE si riuniscono a Bruxelles per discutere dei tagli al budget comunitario e delle spese esterne: ciò include anche gli aiuti allo sviluppo, che rischiano di ricevere un colpo ferale. Attualmente, per ogni euro speso dall'Unione Europea, meno di due centesimi sono destinati a programmi di lotta alla povertà estrema: i tagli proposti ridurrebbero di quasi un quarto il principale fondo europeo contro la povertà.

«Mentre i leader europei si stringono le mani e promettono una maggior cooperazione con i paesi africani, i loro rappresentanti a Bruxelles sono al lavoro per limitare le risorse comunitarie per finanziare questo tipo di cooperazione», conclude Sara Tesorieri.


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