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Lotta alla povertà, un emendamento circoscrive la delega assistenziale

Diversi emendamenti chiedono di innalzare le cifre stanziate per la prima misura organica contro la povertà. M5S ripropone il reddito di cittadinanza. Il Pd vuole finalizzare parte delle risorse a percorsi di inserimento sociale e occupazionale e delimitare il perimetro della delega assistenziale: non deve ridurre i fondi per la disabilità

di Sara De Carli

Pioggia di emendamenti sull’articolo 24 del disegno di legge n. 2111 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016), quello che introduce in Italia una prima sistematica misura di contrasto alla povertà.

Il M5S ha riproposto in sede di emendamenti il suo reddito di cittadinanza (emendamento 24.1, con 137 commi), mentre il 24.3 innalza le cifre stanziate da 600 milioni a 3,6 miliardi di euro e da 1 a 5,2 miliardi a regime per finanziare un programma nazionale di sostegno per l’inclusione attiva volto prioritariamente all’inserimento e reinserimento lavorativo e per l’introduzione progressiva di un reddito per l’inclusione. Diversi gli emendamenti che vorrebbero innalzare le risorse disponibili: i 600 milioni di partenza potrebbero diventare, secondo quanto richiesto dagli emendamenti, 1.000 o almeno 800.

L’emendamento 24.7 (Uras, SEL) chiede che il 45% delle risorse venga destinato esclusivamente al Mezzogiorno e alle isole, il 24.49, sempre di Uras, chiede 20 milioni di euro per dotare le scuole della Sardegna di connettività, notebook e tablet, il 24.9 (Munerato, Fare!) chiede che questa misura di contrasto alla povertà venga sia «per i cittadini italiani», il 24.10 crea lo Sportello Unico delle Agevolazioni Sociali, per gestire in maniera unificata, attraverso una piattaforma nazionale, le agevolazioni erogate tramite i Comuni (Perrone, Conservatori e riformisti), il 24.14 vuole riconoscere una particolare attenzione ai nuclei con figli minori inseriti nel circuito giudiziario (Mattesini, Pd).

Moscardelli (Pd), con l’emendamento 24.21 chiede che il contributo di contrasto alla povertà dovrà essere finalizzato a percorsi di inserimento sociale e occupazionale, tramite raccordo delle attività degli enti locali, centri per l’impiego e soggetti di Terzo settore. Anche qui c’è un emendamento che va a mettere mano all’ISEE, escludendo i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari dal computo del reddito (emendamento 24.25, Battista, Aut), mentre Bocchino (gruppo misto) chiede di rivedere l’Isee per consentire a più studenti universitari di accedere alle prestazioni di diritto allo studio collegate (24.26).

Con l’emendamento 24.30 si propone di creare un fondo di sostegno ai genitori separati, con dotazione di 200 milioni annui e un fondo sperimentale di due anni a sostegno della cultura dell’adozione e della genitorialità adottiva (50 milioni annui), mentre il Fondo da 100 milioni contro la povertà educativa dovrebbe, secondo l’emendamento 24.41 di Puglisi (Pd) concentrarsi in particolare a sostenere e incrementare i servizi educativi 0-6 anni.

L’emendamento 24.22 a firma di alcuni deputati Pd (Manassero, Guerra, Dirindin, Gatti, D’Adda) pone invece qualche paletto al riordino delle misure assistenziali, precisando che questo dovrà avvenire «senza che ciò determini una riduzione dell’ammontare complessivo delle risorse stanziate per interventi e misure a favore della disabilità destinate a tali finalità alla data di entrata in vigore della legge».


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