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Wael Farouq: “L’Isis ha un’ideologia chiara, l’Occidente vive di contraddizioni”

Intervista al vicepresidente del Meeting del Cairo. Gli immigrati? “Chiudere le frontiere è sbagliato, chi vuole venire in Europa, lo fa perché è attratto dai nostri valori: chiudendogli la porta in faccia faremmo il gioco dello Stato islamico”

di Redazione

Vicepresidente del Meeting del Cairo, Presidente del Centro Culturale Tawasul e docente presso l’Istituto di Lingua Araba all’Università Americana del Cairo, Wael Farouq oltre ad essere coautore, assieme a Papa Benedetto XVI, del libro “Dio salvi la ragione” è uno dei più attenti osservatori delle dinamiche dell’islam in Occidente. Queste le sue riflessioni dopo gli attacchi di Parigi.

Professore come va letto questo drammatico 13 novembre?
Io credo che i fatti di Parigi ci dicano essenzialmente due cose. La prima è che l’isis ha un’ideologia e un obiettivo chiaro: cancellare quella zona grigia che rappresenta l’area di dialogo fra mondo cristiano e mondo musulmano. I terroristi non hanno colpito il palazzo del Governo francese hanno colpito un ristorante, uno stadio, un teatro. Quando spari in modo indiscriminato o ti fai esplodere in questo tipo di luoghi non puoi sapere se ucciderai un francese, un italiano, un musulmano o un cattolico. Perché questi sono appunto luoghi di massa dove la gente va per godere il bello del cibo, della musica e del calcio. Lì ci potrebbe essere chiunque. Quello di cui sei sicuro però è che colpirai uno spazio di relazione fra persone con culture e religioni diverse. La zona grigia, di cui dicevo prima. Tenga conto che la prima dichiarazione pubblica dell’Isis fu quella con cui richiamavo tutti i musulmani sparsi per il mondo ad andare nello stato islamico. Questa ideologia punta ad avere un mondo diviso fra bianco e nero. È questa la ragione che spiega anche il perché del loro accanimento verso i luoghi di bellezza, penso al museo iracheno o a Palmira. Distruggo il bello perché la bellezza è un formidabile collante che unisce le persone al di là della loro nazionalità o del credo religioso. Altrimenti sarebbero comportamenti inspiegabili. È uno strategia chiara. Tanto da averla dichiarata apertamente attraverso le pagine di Daqib,la rivista dell’Isis e in diversi statments: la zona grigia va cancellata. Noi invece quella zona grigia dobbiamo difenderla strenuamente.

Veniamo alla seconda riflessione…
Il secondo punto chiaro è che l’Occidente non sa come reagire di fronte all’Isis.

Cosa intende per “Occidente”?
Questa è la questione chiave. L’Occidente non è un fatto geografico, l’Occidente dovrebbe essere un contenitore di valori. E invece vive di contraddizioni così grandi da non sapere quasi più chi è.

Che tipo di contraddizioni?
La coalizione anti Isis ormai comprende una sessantina di Paesi, ma in questi anni l’espansione dello stato islamico non ha fatto che estendersi. Come è possibile? Uno degli alleati di Usa e Europa è l’Arabia saudita, che però è anche la culla dell’ideologia wahabbita, che è l’altra faccia di quella dell’isis, con l’unica di differenza che non è armata. L’Occidente ha continuato a fare affari (armi e petrolio) con lo Stato islamico, malgrado sulla carta gli abbia dichiarato guerra. Il giorno prima delle stragi di Parigi due attentati hanno colpito una strada commerciale della capitale libanese Beirut, un’area abitata soprattutto da musulmani sciiti. Come a Parigi, a Beirut i kamikaze del Daesh hanno attuato un attacco militare sincronizzato, colpendo la folla con due esplosioni che sono avvenute a qualche minuto di distanza per aumentare le vittime e i feriti. L’Occidente quasi non se ne è accorto. Se la vita umana è un valore lo deve essere sempre, se l’Isis va combattuto lo si deve fare su tutti i fronti. Se non lo fa l’Occidente nega i valori e a quel punto diventa ambiguo, contraddittorio, debole. Al Qaeda fino a qualche tempo fa era considerata il nemico assoluto, ora in Siria rappresenta l’Islam moderato. Lo ripeto: come è possibile? Se a comandare sono gli interessi del momento, tutto diventa meno credibile. Viene a mancare il senso di quello che si fa. Delle battaglia che si combattono. L’isis ha target chiari e definiti. L’Occidente vive in una costante contraddizione.

L’Isis rappresenta l’islam?
Di certo è un’interpretazione dell’islam. Non si può dire di no. Ma è altrettanto vero che ci sono tanti musulmani che partecipano alla costruzione del modello occidentale, in tanti settori della vita pubblica e io mi considero fra quelli, e anche loro sono islam. Nessuno può distinguere un islam buono e un islam malvagio. La distinzione va fatta sulle persone, a partire da quello che fanno e da quello che dicono.

Come valuta la decisione del governo francese di chiudere le frontiere per ragioni di sicurezza?
Cacciare fuori dall’Europa 30 milioni di musulmani che ci vivono è irragionevole oltre che impossibile. A meno che non si voglia applicare il paradigma dell’Olocausto, ma gli ebrei esistono ancora. Anche perché sono proprio i musulmani d’Europa, la loro integrazione, la loro partecipazione alla comunità occidentale, a rappresentare la più potente arma in mano all’Occidente per contrastare l’ideologia islamista. Quanto ai migranti musulmani che vogliono venire qui da noi, occorre essere chiari: vengono non tanto e non solo per trovare un piatto in cui mangiare, vengono perché sono attratti dal modello occidentale. Sbattere loro la porta in faccia non mi sembrerebbe ragionevole.

L’Europa avrà il coraggio di prendere decisioni che oggi sembrano impopolari?
Lei ricordava la decisione di Hollande di chiudere le frontiere. Io le ricordo che negli stessi drammatici minuti, tanti parigini aprivano le porte di casa a chi stava scappando dal terrore. Non nutro molta fiducia nei governi o nell’istituzione Europa. Credo però che siano i cittadini occidentali, cristiani o musulmani, ad avere la chiave per uscire dall’ambiguità. L’isis si sconfigge affermando senza se e senza ma i valori dell’Occidente. La bellezza, il dialogo, la convivenza, il cosmopolitismo, la gioia di stare insieme e di aprire le porte.


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