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Alzheimer, un nuovo metodo diagnostico per escluderlo

Alla Maugeri di Pavia arriva la nuova indagine Pet che permette di escludere il morbo com maggiori probabilità che nel passato. Nasce anche il Laboratorio Traslazionale di Cardioimaging e Neuroimaging funzionale-LabNIT

di Redazione

Arriva anche in Lombardia un nuovo metodo di accertamento diagnostico per l’Alzheimer in grado di escludere con maggiore accuratezza il morbo. Si tratta di un’indagine Pet. A proporlo è la Fondazione Maugeri, terzo polo in Italia a dotarsi di questo metodo dopo gli ospedali di Negrar (Verona) e Ferrara.
Quello di cui stiamo parlando è una tomografia a emissione di positroni-PET effettuata con un nuovo radiofarmaco, il 18F-florbetapir, da poco immesso nel mercato italiano.

A presentare questa nuova metodologia di indagine, in una conferenza stampa, il responsabile del Servizio di Medicina nucleare della Maugeri, Giuseppe Trifirò, «grazie a questo nuovo farmaco, diverso da quelli sin qui utilizzati nello studio dell’encefalo, si riesce a verificare la presenza di placche amiloidi». Accumuli di una particolare proteina, la beta-amiloide, che si riscontrano nel cervello dei malati di Alzheimer. Se l’esito dell’indagine Pet con questo radiofarmaco è negativo, si può affermare, con una grande probabilità, che non siamo in presenza di Alzheimer, «mentre in caso di positività», ha spiegato Trifirò, «si potrebbe trattare di questa come di altre patologie neurologiche che andranno accertate successivamente».

«In casi di decadimento cognitivo con sospetto Alzheimer», ha spiegato il medico, «la negatività dell’esame significa, con rilevante probabilità, assenza di placche o un carico amiloide limitato che le raccomandazioni del gruppo interdisciplinare di lavoro in materia sull’imaging dell’amiloide, formato dall’Associazione Italiana di Medicina Nucleare-AIMN, l’Associazione Italiana di Psicogeriatria-AIP e la Società Italiana per lo studio delle demenze-SINDSEM, definiscono “inconsistenti” con la Malattia di Alzheimer», anche se, ha aggiunto Trifirò, «studi clinici hanno evidenziato che la tecnica non è utile in tutti i pazienti con sospetto di malattia di Alzheimer, per cui la richiesta dell'indagine deve essere fatta dal neurologo che ha in cura il paziente».

Maugeri utilizzerà la Pet Amiloide al servizio di tre unità cliniche che seguono pazienti con Malattia di Alzheimer che operano nei propri istituti, a cominciare dal vicino Ircss di Montescano (Pv). L'unità di Medicina Nucleare è disponibile a porsi al servizio del territorio, come dimostrano i primi 6 pazienti sottoposti alla indagine, inviati da due istituti pavesi: la Fondazione Mondino e l’Unità di valutazione Alzheimer dell’Istituto di riabilitazione S. Margherita.

L’interesse del mondo dell’associazionismo dei familiari e di pazienti, per i progressi in campo diagnostico è stato espresso da Mario Possenti di Federazione Alzheimer Italia presente alla conferenza stampa.
«Queste nuove attività diagnostiche si inseriscono appieno nel lavoro di cura e di ricerca che Maugeri dedica alla cronicità, in cui i pazienti sono spesso affetti da comorbidità, presentando patologie collaterali a quella cronica» ha sottolineato Paolo Migliavacca, vice-direttore generale della Fondazione. «In questa direzione va anche un investimento nelle neuroscienze che abbiamo fatto con la creazione del Laboratorio di imaging funzionale».

Durante la stessa conferenza è stata presentata infatti anche la nuova struttura di ricerca. A farlo la professoressa Silvia Priori e lo stesso Trifirò, rispettivamente direttore e vicedirettore scientifico della Maugeri, con la dottoressa Maurizia Baldi, responsabile del Servizio radiologia, e il professor Gianpaolo Basso, associato di neuroradiologia e docente di neuroscienze all’Università di Trento, che opera in convenzione alla Fondazione e che, insieme a Trifirò, è corresponsabile del nuovo Laboratorio LabNIT.

LabNIT è una struttura di ricerca che lavora in network: oltre all’ateneo trentino, che apporta a Pavia una ricerca in ambito neuroradiologico e, in parte, di psicologia cognitiva applicata all’ambito neuroriabilitativo, c’è infatti un importante accordo di collaborazione con l’Istituto universitario di studi superiori-Iuss di Pavia, che offrirà, con il professor Raffaele Canessa e con una dottoranda, competenze di psicologia e neuroscienze cognitive.
Una convenzione-quadro di ricerca con l’InLab, uno dei laboratori dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare-I.B.F.M. del Cnr di Milano permetterà lo sviluppo e l’applicazione di metodi computazionali avanzati in ambito neuroimaging.

I progetti di ricerca di LabNIT in corso riguardano lo studio della connettività cerebrale e delle sue modificazioni in relazione al trattamento neuroriabilitativo in pazienti cerebrolesi; il decision-making e discontrollo degli impulsi nell’alcolismo in relazione ai precursori cognitivi e alle basi neurali e, infine, la caratterizzazione dei soggetti ludopatici mediante correlazione di dati cognitivo-comportamentali, di neuroimaging funzionale e di marcatori neurotrasmettitoriali.

Nella gallery qui sotto il professor Gianpaolo Basso e alcune immagini di Pet Amiloide e tracciamento fibre

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