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Media, Arte, Cultura

Attenzione, con i bambini stiamo sbagliando tutto

Il pedagogista Daniele Novara lancia l'allarme: «Stiamo assistendo a un totale default psicopedagogico». A genitori e insegnanti dico «Cambiate canale»

di Sara De Carli

Daniele Novara è seriamente preoccupato, anzi lui dice «agghiacciato». Madri che inventano inesistenti allarmi pur di tenere i figli in casa, insegnanti che parlano a bambini di prima elementare della differenza tra Islam e Isis, genitori orgogliosi di non aver mai cambiato canale in tv in una settimana in cui il flusso di immagini è stato costante: «In questi giorni stiamo assistendo a un totale default psicopedagogico, una disseminazione del terrore che sta purtroppo passando dalle scuole, insegnanti e genitori hanno fatto molte mosse sbagliate», commenta il pedagogista.

Perché pensa che le scuole abbiano una colpa?

Lei ha letto l’invito del ministro Giannini? Quello con cui ha invitato tutti gli insegnanti a dedicare un minuto di silenzio alle vittime della strage di Parigi e almeno un'ora alla riflessione sui fatti accaduti, lunedì scorso? Non distingue per grado di scuola, né per fasce di età. Forse intendeva che alla scuola dell’infanzia si doveva parlare di terrorismo e dei morti di Parigi? Il nostro primo compito è evitare di terrorizzare i bambini col terrorismo. Invece è proprio quello che sta succedendo. Abbiamo dimenticato una cosa importantissima, rispettare i bambini secondo la loro età.

Quindi lei cosa consiglia?

Fino in terza elementare i bambini sono immersi nel pensiero magico, credono che la parola possa generare cose reali. Su di loro le nostre parole possono compiere danni enormi. Il ministro Giannini ha detto di non cambiare canale, io invece dico che la prima cosa da fare deve essere proprio cambiare canale, evitare di esporre inutilmente i più piccoli alla brutalità e alla crudezza delle immagini che i media continuano a trasmette.

Ci sta consigliando di “nascondere” la realtà e fare finta che vada tutto bene?

Scusi, ma se lei dovesse separarsi da suo marito, direbbe ai suoi figli che lo ha trovato a letto con un’altra donna? No. È la stessa cosa. Non si tratta di nascondere la realtà ma di non coinvolgere i bambini in cose più grandi di loro, in questioni che li destabilizzerebbero perché al di fuori della loro misura. Se i bambini fanno spontaneamente delle domande, rispondete, ma non devono essere genitori o insegnanti a tirare fuori l’argomento, facendosi prendere dall’ansia di dire a tutti i costi qualcosa. Le nostre risposte devono essere orientate a rassicurare, ad affermare che nulla cambierà nella vita dei bambini. Ricordando che per un bambino la tonalità emotiva conta molto più delle parole. Ripeto, non è un ingannare o un eludere la realtà, ma un rispettare i tempi e le tappe evolutive.

E con i più grandi?

Mai fermarsi alle sole parole. Fare qualcosa assieme agli altri permette condividere il dolore, di sentire l’appartenenza a una comunità, di sentirsi uniti per proteggersi e anche di costruire qualcosa assieme, che liberi dalla paura.

Foto Jeff J Mitchell/Getty Images


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