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Il problema dell’inclusione non è il numero degli insegnanti di sostegno

Il presidente di Anffas Nazionale, Roberto Speziale, torna sui problemi dell'inclusione scolastica, che «è un diritto da troppo tempo calpestato». Non si tratta solo di numeri, ma di ripensare il sistema. «La proposta Fish/Fand recepita nella delega è una buona proposta, spiace vedere tanta opposizione»

di Redazione

Inclusione scolastica, siamo troppo lontani dall’obiettivo. Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale a settembre faceva sua la domanda degli studenti con disabilità e delle loro famiglie: “Nuovo anno, vecchi problemi?”. Stando a quanto continua ad accadere in questi mesi, così sembra e la recentissima la notizia di quella che senza giri di parole è una vera e propria segregazione di un alunno con disabilità costretto a trascorre le ore scolastiche con la sua sedia a rotelle in uno stanzino, senza alcun tipo di supporto, ne è la conferma.

«La situazione denunciata dai genitori dello studente della suola elementare di Casal Palocco è solo la più recente e non sarà l’ultima. Questa è l’ennesima prova che gli studenti con disabilità sono considerati come studenti di serie b e che la scuola italiana è ancora lontana da una reale inclusione scolastica»: afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus. Anche Anffas Onlus continua a ricevere richieste di aiuto: dalla mancata continuità didattica, alla mancata assistenza igienica e specialistica, fino agli immancabili problemi con l’assegnazione delle ore di sostegno.

«Nonostante la “La Buona Scuola”, lo stato delle cose è rimasto immutato, non si vedono cambiamenti radicali come quelli che sarebbero invece necessari. Sembra anzi che nulla si stia muovendo nella direzione giusta. Eppure già a metà settembre di quest’anno il Miur comunicava di avere 90.034 insegnanti di sostegno stabilizzati, altri 25.000 assegnati in deroga ed ancora altri 6.446 posti di sostegno da assegnare per il potenziamento dell’organico sul sostegno previsto dalla ridetta riforma», continua Speziale.

Il problema? Non è il numero degli insegnanti di sostegno

La situazione attuale, sostiene Speziale, cambia di molto la prospettiva. «Non ci si può più limitare ad aumentare gli insegnanti di sostegno, ma occorre anche ripensare ed investire in maniera determinata sulla loro formazione, assicurando la possibilità di acquisire puntuali competenze per poter svolgere, in aula, il delicato ruolo di facilitatori nelle dinamiche didattiche all’interno del contesto classe, lavorando in team con gli insegnanti curriculari e le altre figure di supporto all’alunno con disabilità, che, d’altra parte, devono vedere anch’esse innalzate le proprie competenze per poter essere nelle condizioni di lavorare in sinergia con l’insegnante di sostegno».

Significa che Anffas prosegue con il suo sostegno deciso alla proposta di legge Fish-Fand (a.c. 2444) sul miglioramento dell'inclusione scolastica, quasi del tutto ripresa nelle prime bozze del decreto delegato della “Buona scuola” sull’inclusione degli alunni con disabilità, che prevede interventi volti a favorire una presa in carico degli alunni che parta dal loro profilo di funzionamento (e non dal deficit o dalla sola diagnosi medica!) per individuare gli opportuni assi di interventi personalizzati, le indicazioni per la continuità didattica, creando degli appositi ruoli dei docenti per il sostegno, l’obbligo di riduzione del numero di alunni per classe e del numero di alunni con disabilità nella stessa classe, la formazione obbligatoria in servizio, oltre che iniziale, di tutti i docenti sulle didattiche inclusive, gli indicatori di verifica della qualità dell’inclusione.

Anffas appoggia la proposta Faraone/FISH/FAND

«L’inclusione scolastica», continua Speziale «è un diritto da troppo tempo calpestato. È tempo di portare avanti e realizzare delle iniziative concrete e la proposta di legge Fish-Fand ne è un esempio». Una tesi su cui non tutti sono d’accordo. Speziale lo sa e infatti dice: «Dispiace vedere la persistenza di conflitti interni agli ambienti scolastici da persone, a volte anche docenti, che purtroppo dimostrano di non avere una adeguata informazione o di avere una poco approfondita conoscenza dell’argomento o peggio che tendono a basarsi su posizioni preconcette o tese solo a difendere interessi altri rispetto a quelli degli alunni e studenti con disabilità. Qualcuno arriva addirittura a dichiarare erroneamente che si stia creando una figura di docente di sostegno “medico” o di “tutor”, che si occuperà solo, e da solo, dell’alunno con disabilità, mentre come detto ben altre sono le intenzioni e le azioni che si stanno costruendo».

«Rimane ovviamente la disponibilità di tutti a mantenere un confronto costruttivo con chi ha il desiderio di raggiungere il miglioramento del nostro sistema scolastico, rendendo concreto ed esigibile il diritto all’inclusione scolastica degli alunni e studenti con disabilità. Ricordiamo ancora una volta che l’inclusione scolastica non è importante solo per gli alunni con disabilità e le loro famiglie ma per tutti, perché la costruzione di una comunità che non discrimina parte soprattutto dai giovani: il futuro di una società inclusiva e non discriminante inizia quindi anche da qui».

Foto Johan Ordonez/Getty Images