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Melazzini: Nessun paragone con Stamina, ma una call ci voleva

La legge di stabilità stanzia 3 milioni di euro per una sperimentazione con staminali cerebrali umane in pazienti affetti da Sla. Un bando ad personam per Angelo Vescovi, dicono in molti, facendo un parallelo con il caso Stamina. Mario Melazzini, presidente di AriSLA: «Qui c’è un razionale scientifico forte, nessun paragone con Stamina. Ma una call sarebbe stata preferibile»

di Sara De Carli

La legge di stabilità, nel maxiemendamento approvato dal Senato (comma 223), stanzia in questo momento 3 milioni di euro in due anni per «realizzare una sperimentazione clinica di fase due basata sul trapianto di cellule staminali cerebrali umane in pazienti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica». Si tratta – sarà un caso – della stessa cifra vincolata nel 2013 dal Decreto Balduzzi per la sperimentazione del metodo Stamina, soldi non utilizzati e che la senatrice Elena Cattaneo aveva chiesto (emendamento 25.43, non recepito) di destinare per incrementare il Fondo per la Non Autosufficienza. È spuntata invece un’altra destinazione, estremamente più dettagliata. Fin troppo, dicono alcuni. Ieri Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni come pure su La Stampa il professor Gilberto Corbellini, (co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni), hanno definito quel comma "una norma ad personam", un finanziamento stanziato senza prevedere "un bando pubblico": l’unico in Italia nelle condizioni di poter accedere a questi fondi sarebbe infatti per Corbellini il professor Angelo Vescovi. «Non c’è nome del beneficiario ma, come detto, i requisiti – senza vaglio di alcuna commissione scientifica, né del Css, Iss o Aifa – sono su misura per un’unica realtà di ricerca attiva in Italia», accusa Corbellini.

Vescovi, con la sua Associazione Revert Onlus (la ex Neurothon Onlus, il promotore del progetto fin dal 2003) e l’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, in collaborazione con la Fondazione Cellule Staminali hanno presentato da poco a Roma i risultati del trial clinico di fase I sulla SLA, che ha sperimentato l’utilizzo su pazienti con SLA di cellule staminali cerebrali umane prodotte in stretto regime GMP(Good Manufacturing Practice) e certificate dall’AIFA: dopo tre anni e 18 pazienti trapiantati, il trial clinico guidato ha terminato la fase I con successo.

«Si sta ripetendo la vicenda Stamina», tuona Corbellini. Nel metodo e pure nel merito, sembra insinuare, qundo dice che si tratta di «un’operazione che vuole far pagare ai cittadini italiani l’improbabile tentativo di dimostrare che certe cellule cerebrali derivate da feti abortiti, definite esplicitamente come «etiche», curano una malattia neurologica specifica». Emilia Grazia De Biasi (Pd), presidente della Commissione Sanita del Senato, all’Ansa ha dichiarato che «non sono fondi Stamina, ma 3 milioni di finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, erogati in modo discrezionale ma non illegittimo. […] Non immaginiamo dietrologie che in questo caso non ci sono». Eppure la De Biasi ammette che «esiste un tema, quello della discrezionalità dei finanziamenti per la ricerca, che necessitano di una prassi di evidenza pubblica attraverso dei bandi»: per questo, ha detto, «mi impegno a far approvare un emendamento all'articolo 1 del ddl Lorenzin (quello sulla ricerca e la riforma degli Ordini, ndr) per introdurre chiarezza e trasparenza sui finanziamenti per la sperimentazione e la ricerca pubblica nel nostro Paese».

Noi abbiamo cercato Mario Melazzini, medico e presidente della Fondazione AriSLA – nata nel 2008 da quattro soci non profit (AISLA Onlus, Fondazione Cariplo, Fondazione Telethon, Fondazione Vialli e Mauro) per finanziare la ricerca sulla Sla, che con il solo Bando 2014 ha stanziato 2.137.000 euro – per sapere che ne pensa.

È vero che l’unico in Italia ad avere i requisiti per fare questa sperimentazione è il professor Vescovi e che quindi si tratta di una norma ad personam?

Non è così. Fermo restando la competenza scientifica del professor Vescovi, la validità del metodo con cui sta lavorando e della sua ipotesi sperimentale, ci sono anche altri gruppi che hanno approcci sperimentali in corso per SLA, con protocolli approvati o in fase di approvazione da Aifa e Iss, per sperimentazioni cliniche in fase 1 barra 2. Fermo restando la premessa sulla validità della sperimentazione di Vescovi, dinanzi al modo in cui è stato fatta l’assegnazione delle risorse mi trovo a dover dire che forse valeva la pena conoscere anche altre realtà.

Cioè?

Si poteva fare una sorta di non di bando ma call rispetto ai protocolli sperimentali clinici in fase 1 barra 2 rispetto al trattamento e l’utilizzo di cellule staminali. Sarebbe stata una buon possibilità per fare emergere le competenze che ci sono nel nostro Paese. Si priva una call, un mese di tempo, delegando agli organi tecnici la valutazione delle progettualità. Ci sarebbe stata una validazione non solo scientifica dell’Aifa – che c’è già per Vescovi, lo ribadisco – una conferma ulteriore.

È un nuovo caso Stamina, come fa intendere Corbellini?

Non si discute nella maniera più assoluta, mi dissocio. Qui c’è un razionale scientifico forte, chiaro che non è ancora la terapia, è un approccio sperimentale che deve essere dimostrato ma non deve essere nella maniera più assoluta avvicinato al caso di Vannoni e di Stamina.

Sembra a volte che la Sla sia una patologia su cui c’è più attenzione e sensibilità politica che su altre.

Ma no. La Sla è un modello paradigmatico che merita come tante altre patologie orfane un’attenzione non solo nella ricerca dei meccanismi di base ma anche nell’individuazione di nuovi bersagli terapeutici.


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