Sostenibilità sociale e ambientale

Parigi: iniziano i negoziati per salvare il Pianeta

Annunciati dalle grandi potenze 20 miliardi nei prossimi cinque anni per la ricerca nel campo dell’energia pulita, un piano per contenere il riscaldamento globale entro i 2°C, il limite condiviso che ci separa dal disastro, eppure secondo i Paesi più colpiti dal cambiamento climatico non è abbastanza, la soglia minima è 1,5°C

di Ottavia Spaggiari

Gli Stati Uniti e altri 18 Paesi, tra cui Regno Unito, Canada, Cina, Brasile, India e Sud Africa, hanno dichiarato l’impegno a raddoppiare i fondi per la ricerca nell’energia pulita, raggiungendo un totale di 20 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, un impegno che coinvolgerebbe alcuni tra i principali responsabili delle emissioni di CO2 e, secondo la Casa Bianca, rappresenterebbe un segnale importante per l’inizio dei negoziati di Parigi. Proprio per lunedì è prevista la dichiarazione dell’impegno di diversi leader dell’economia e dell’industria high-tech nel campo della ricerca e del lancio sul mercato di nuove tecnologie “verdi”, tra questi Bill Gates, George Soros e Mark Zuckerberg.

Secondo il consigliere della Casa Bianca, Brian Deese, “Questo annuncio dovrebbe inviare un segnale forte del fatto che il mondo intero è deciso a mobilitare le risorse necessarie per assicurare ai Paesi di tutto il mondo la possibilità di impiegare soluzioni basate sull’utilizzo di energia pulita in modo efficace.”

L’obiettivo è arrivare a firmare un accordo che offra supporto finanziario alle nazioni più povere per aiutarle a diminuire le missioni e gestire gli effetti dei cambiamenti climatici, oltre a stabilire i limiti delle emissioni globali, dopo il 2020, anno in cui scadranno gli impegni attuali.

Tra gli obiettivi più importanti sul lungo periodo, quello di mettere un tetto all’aumento della temperatura, così da non superare i 2°C entro la fine del secolo, la cifra minima stimata dagli esperti che potrebbe salvarci dall’armageddon climatico.

Una cifra però che non sembra accontentare i Paesi più poveri, quelli che, del riscaldamento globale sembrano pagare maggiormente il prezzo.

Secondo il Guardian, il presidente delle Filippine, Benigno Aquino e i capi di stato di altri 42 Paesi firmeranno una dichiarazione, chiedendo all’ONU di adottare il limite di 1,5°C.

Il Climate Vulnerable Forum, che rappresenta 20 tra i Paesi più esposti agli effetti del cambiamento climatico, tra cui Kenya, Vietnam, Bangladesh e Costa Rica e presieduto dalle Filippine, marcherà quindi un distacco dal G77 che tradizionalmente rappresenta la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo.

“Siamo i Paesi che soffriranno di più gli effetti del cambiamento climatico e contro cui i grandi gruppi, come gli Stati Uniti, l’Europa e il G77 si sono allineati.” Ha dichiarato al Guardian il portavoce del Climate Vulnerable Forum, Saleemul Huq. “Siamo la maggioranza: 106 dei 196 Paesi del mondo vogliono fissare l’obiettivo a 1.5°C. Ma qui non c’è democrazia. E’ un gioco di potere e i potenti non sono dalla nostra parte. Accettiamo che non sia realistico porre questo obiettivo, ma è la cosa giusta da fare.”


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