Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

È la guerra, bellezza. Ma per i mercati finanziari tutto è come prima

Che cosa è successo nelle segrete stanze della finanza dopo l'attacco terrorista dello scorso 13 novembre? Niente. Per essere più precisi: la reazione dei mercati finanziari ai tragici eventi parigini è stata più che positiva. Un lieve calo in apertura dei mercati, lunedì, ma dopo mezz'ora la Borsa di Parigi è passata subito in terreno positivo.

di Christian Marazzi

Che l'etica non sia di casa sui mercati finanziari è una verità vecchia come il mondo. Ma è sempre bene ricordarlo, soprattutto per capire quanto è successo dopo gli attacchi terroristici a Parigi dello scorso venerdì 13 – l' 11 settembre d'Europa – dove hanno perso la vita 132 persone.

Cos'è successo? Niente. Per essere più precisi: la reazione dei mercati finanziari ai tragici eventi parigini è stata più che positiva. Un lieve calo in apertura dei mercati, lunedì, ma dopo mezz'ora la Borsa di Parigi è passata subito in terreno positivo.

Perlomeno, dopo l'attentato alle Torri Gemelle, a Wall Street ci volle un mese per recuperare una perdita immediata dell'11%, e un mese di recupero fu necessario alla Borsa di Giacarta dopo l'espolosione di una bomba a Bali che fece 200 morti.

Lo stesso per Madrid e Londra, dove le bombe fecero anch'esse 200 morti. Ma dopo Parigi, spiazzando anche i più cinici analisti, le borse hanno continuato imperterrite a macinare guadagni.

Qualcuno ha parlato di “rally patriottico”, di trionfo della solidarietà tricolore. Sbagliato, se è vero che le due compagnie francesi che avrebbero avuto bisogno di maggior solidarietà, cioè l'Aéroport di Parigi e la Air France-KLM, sono quelle che hanno perso di più.

E infatti, come da manuale, i mercati hanno previsto una riduzione del turismo aereo, tanto che il gruppo alberghiero Accor ha anch'esso sofferto. Ma per il resto, in particolare nei comparti della difesa e dell'energia, le cose stanno andando benone. Dato che in guerra si producono più armi a prezzi maggiorati e il prezzo del petrolio può salire in caso di tensioni geopolitiche, è razionale puntare sui titoli annessi e connessi.

Nella divisione del bottino i mercati considerano poi effetti più ampi. Maggiori spese per la sicurezza rappresentano un vero stimolo, ancorché illiberale, di natura keynesiana. Le misure d'austerità liberiste, a questo punto, vacillano, ma non certo come si auspicava da tempo.

La Banca centrale europea, dal canto suo, potrebbe decidersi il mese prossimo ad aumentare il suo acquisto di Buoni del Tesoro, magari “illimitatamente”, facilitando una svalutazione dell'Euro a tutto vantaggio delle esportazione di eurolandia. Infatti, la militarizzazione degli spazi urbani rischia di inibire i consumatori e i turisti, con conseguenze negative per l'economia interna.

Tutto sommato, se confrontata con quella dell'11 settembre, la reazione positiva dei mercati è stata relativamente contenuta. Ma in questo non c'è nulla di che rallegrarsi: i mercati hanno già ampiamente anticipato la guerra in Siria.

Quello che più inorridisce è la normalità delle cose, la prevedibilità dei comportamenti delle persone, quel “la vita continua” su cui puntano gli investitori. Così simmetrica alla follia del terrore.

Christian Marazzi, economista, ha insegnato in diverse università europee e alla State University di New York. Attualmente insegna alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana. Tra i suoi lavori: Il posto dei calzini (Casagrande-Bollati Boringhieri 1999), E il denaro va (Bollati Boringhieri, 1998), Capitale & linguaggio (DeriveApprodi, 2002) e Finanza bruciata (Casagrande, 2009).


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA