Welfare & Lavoro

Depressione post partum, un problema per una mamma su sei

Circa 90mila neomamme in Ialia soffrono di ansia e disturbi depressivi perinatali. Un'emergenza sottovbalutata dai più che si può curare con adeguate misure di sostegno, anche per i papà. L'esperienza di un progetto pilota in Lombardia

di Gabriella Meroni

Sono 90mila l'anno, circa una su sei è questa la popolazione di neomamme che soffre di depressione in gravidanza o nel post-partum: un disturbo che, se non diagnosticato in maniera tempestiva, può avere ripercussioni sulla salute della mamma e del bambino. In particolare, in Lombardia – dove è stata realizzata un'indagine conoscitiva su un campione rappresentativo di genitori, nell'ambito di un progetto biennale di ricerca indipendente, finanziato dalla Regione Lombardia – è emerso che 1 genitore su 3 ha sofferto o che la propria partner aveva vissuto un’esperienza di depressione post-partum, soprattutto in occasione del primo figlio; tra coloro che l’hanno sperimentata, tuttavia, meno della metà ne ha parlato con il proprio medico. Dalla survey, inoltre, è emerso che solo il 50% dei papà che l’ha vissuta direttamente si è sentito partecipe e in grado di supportare la propria compagna.

In questi casi è importante che la donna non si senta sola, ma anzi che venga rapidamente attivato un modello organizzativo di presa in carico della donna che soffre di depressione perinatale, per individuare e trattare in maniera rapida ed efficace la patologia, aiutando la paziente a uscire dallo stato di isolamento e solitudine in cui si ritrova. Come è accaduto in Lombardia, dove si è appena concluso il progetto biennale “Depressione in gravidanza e post partum: modello organizzativo in ambito clinico, assistenziale e riabilitativo”, finanziato dalla Regione Lombardia e svolto dall’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) e con la partecipazione dell’Associazione Progetto Itaca. Elemento fondante e innovativo dell’iniziativa è stata l’offerta di assistenza domiciliare specialistica alle neo-mamme e ai neonati: nell’ambiente protetto e accogliente della casa, un’équipe multidisciplinare composta da un psichiatra, una psicologa, un pediatra e da una volontaria dell’Associazione Progetto Itaca ha prestato alle donne in difficoltà le cure e le attenzioni necessarie per aiutarle a superare un momento così delicato della loro vita.

“L’iniziativa regionale, che ci ha visti impegnati attraverso un’assistenza domiciliare integrata e la creazione di gruppi di sostegno, rappresenta un modello di eccellenza, che auspichiamo venga replicato nel contesto lombardo ed esportato nelle altre regioni italiane”, afferma Francesca Merzagora, Presidente di Onda. “A seguito del lavoro svolto per redigere delle Indicazioni di buona pratica clinica per la presa in carico delle donne con depressione perinatale, è stato istituito da Regione Lombardia un Gruppo di approfondimento tecnico (GAT), al quale partecipano Istituzioni, Società scientifiche, clinici e associazioni, con l’obiettivo di definire Linee guide regionali che garantiscano livelli adeguati di omogeneità nei trattamenti erogati a livello locale e che ci auguriamo possano successivamente diventare nazionali”.

"Il progetto pilota di Regione Lombardia ha rappresentato in questi due anni un'esperienza unica nel panorama nazionale”, aggiunge Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Salute mentale e Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli e coordinatore scientifico del progetto “Mutuando esperienze avanzate in Canada e in Australia, questa iniziativa si è concretizzata nella presa in carico non solo della diade mamma bambino, ma anche dei papà e della rete sociale circostante”. “Questo modello organizzativo clinico-assistenziale, che vede coinvolti entrambi i genitori, può favorire una ottimale accoglienza del nascituro da un punto di vista psicofisico”, dichiara Luca Bernardo, Direttore del Dipartimento Materno-infantile del Fatebenefratelli e coordinatore scientifico del progetto. “Tutto ciò porta ad un percorso sempre più virtuoso di attenzione verso le problematiche genitoriali, che se non diagnosticate e valutate adeguatamente, potrebbero creare disagi fisici e psichici del bambino durante il suo sviluppo”.


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