Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Economia & Impresa sociale 

Azzi (Bcc): «Bene Renzi, ma il modello giusto non è il Crédit Agricole»

Il presidente di Federcasse dopo l'annuncio del premier che ha fissato per «dopo Natale» la data per elaborare la riforma: «La "via italiana" alla banca mutualistica che abbiamo elaborato è più moderna e più coerente con le caratteristiche del tessuto imprenditoriale e sociale del nostro Paese rispetto al modello francese»

di Redazione

“Esprimiamo apprezzamento per quanto affermato ieri dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera con riferimento alla riforma delle BCC”, dichiara il presidente di Federcasse (l’Associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali), Alessandro Azzi. “In particolare, abbiamo accolto con soddisfazione l’indicazione sui tempi della riforma e sull’intenzione di favorire la costituzione di una realtà bancaria cooperativa originale e solida”.

“Apprezziamo anche l'indicazione di un termine – continua Azzi – fissato dal Presidente del Consiglio per dopo Natale”. “Da qualche mese avevamo fortemente invocato il provvedimento. E' necessario presentarsi nel 2016 con una riforma che possa tradursi in realtà il prima possibile. L'Unione Bancaria richiede regole, organizzazione e modelli di business adeguati per continuare a fare bene banca mutualistica”.

“Già questa metodologia ‘cooperativa’ e di coinvolgimento dei destinatari della riforma, inedita nella presente stagione riformatrice, è di per sé un segnale rilevante”, continua Azzi. “Anche di fiducia da parte dei regolatori verso la capacità del Credito Cooperativo di auto-regolamentarsi. Al Governo va dunque il nostro grazie per la chance che ci è stata offerta”.

Federcasse ribadisce che il ritardo con il quale si giunge al provvedimento (annunciato dal Governo sin dal mese di gennaio) non è imputabile al Credito Cooperativo, chiamato a concorrere alla definizione della riforma. Azzi ricorda infatti che già la scorsa estate Federcasse aveva presentato al Governo la propria proposta organica in 10 punti (si riportano in calce al presente comunicato), dopo una proficua fase di confronto sul piano tecnico con la Banca d'Italia.

Per questo motivo, Federcasse evidenzia con nettezza che non c’è alcun nesso tra l’imminente varo della riforma delle BCC ed il cosiddetto “decreto salva banche”. I ritardi nella definizione della riforma hanno solo coinciso temporalmente con un provvedimento che non ha nulla a che vedere con le Banche di Credito Cooperativo. Le BCC si confermano difatti un sistema solido e ben patrimonializzato, con un patrimonio di sistema (capitale e riserve) di 20,5 miliardi (cresciuto dell’1,3% nell’ultimo anno). Il Tier 1 ratio e il coefficiente patrimoniale medi delle BCC sono pari, rispettivamente, al 16,2 ed al 16,7% rispetto al 12,5 e al 14,8 dell’industria bancaria italiana.

Per Federcasse, inoltre, la sottolineatura del premier che punta ad una ulteriore solidità del sistema è molto significativa. “Il Crédit Agricole – prosegue Azzi – è certamente un riferimento, ma la "via italiana" alla banca mutualistica che abbiamo elaborato è più moderna e più coerente con le caratteristiche del tessuto imprenditoriale e sociale del nostro Paese”. “Fra i 10 punti della proposta, l'autonomia della singola BCC – che resta una cooperativa a mutualità prevalente, base della democrazia economica – sarà commisurata alla propria rischiosità. In Francia non è così. Le Casse locali hanno da decenni perso autonomia a beneficio delle Casse regionali. E ancora, la finalità mutualistica resta l'obiettivo della nascita di un Gruppo Bancario Cooperativo in Italia: supportare la capacità di servizio ai soci e di generare reddito da parte della singola BCC, di garantire stabilità, liquidità e conformità con le nuove insidiose e costose regole europee.

“Non è un caso – conclude Azzi – che tutti i principali Gruppi bancari cooperativi europei (Rabobank, Crédit Mutuel, Casse Raiffesen e Popolari tedesche e lo stesso Crédit Agricole) stanno profondamente rivedendo la propria governance e il proprio assetto organizzativo. E' questo uno degli effetti del nuovo quadro regolamentare e della vigilanza accentrata in BCE”.



I dieci punti sintetici della proposta di Riforma delle BCC

1. Il socio della BCC al centro.
2. La BCC integrata in un Gruppo Bancario Cooperativo.
3. La previsione di garanzie in solido tra le BCC e la Capogruppo.
4. Il contratto di coesione e l’autonomia modulata delle BCC.
5. L’assetto e la governance della Capogruppo.
6. L’apertura a capitali esterni e l’indipendenza del Credito Cooperativo.
7. La dimensione territoriale.
8. I requisiti qualitativi e dimensionali del Gruppo.
9. L’unità del sistema BCC e le specificità delle Casse Raiffeisen.
10. Le funzioni di garanzia e verifica delle finalità mutualistiche a componente associativa.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA