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I senza dimora in Italia sono oltre 50mila, più della metà vive al Nord

Presentati i dati del Follow up dell'Indagine Nazionale sui Senza Dimora condotto da Istat per conto della Fiopsd e le Linee di Indirizzo per il Contrasto alla Grave Emarginazione Adulta in Italia. Separazioni e divorzi oltre alla perdita del lavoro tra i principali fattori della homelessness in Italia

di Antonietta Nembri

Oltre 50mila persone in Italia sono senza dimora. È questo il dato che emerge dalle prime elaborazioni del Follow up dell’indagine nazionale sulle condizioni delle Persone senza dimora condotta da fio.Psd (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora) nel corso del 2014 in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Istat e Caritas italiana. Un migliaio i volontari vicini alla federazione che hanno intervistato 5mila persone nei 158 comuni italiani oggetto dell’indagine nazionale.

In parallelo è stata realizzata anche la prima indagine nazionale sulle Unità di Strada (UdS) che ha permesso di mappare 229 UdS che offrono supporto relazionale e assistenza ai senza dimora.

Approfondendo i dati emerge come oltre la metà dei 50.724 homeless viva al nord (56%), area del Paese dove è anche maggiore l’offerta di servizi. Per quanto riguarda la ripartizione geografica il 25% vive al centro e solo il 20% nel Mezzogiorno, dove peraltro rispetto al 2011 le presenze aumentano del 2%. La stragrande maggioranza dei senza dimora (85,7%) è uomo, gli stranieri sono poco meno del 60% (58,2%), l’età media è di 44,4 anni, in aumento anche in considerazione della diminuzione dei più giovani tra gli stranieri (diminuiscono gli under 34 da 46,5 al 35,6%). Si conferma anche il basso livello di titolo di studio: solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola media superiore. Vivono da soli nel 76,5% dei casi e sempre più regolarmente frequentano mense e dormitori.

Diminuiscono i servizi a causa di un alto turn over ma aumentano del 15% le prestazioni erogate rispetto al 2011. Stiamo parlando di circa 900mila pranzi, cene, posti letto erogati in un mese.

Chi è povero è sempre più povero, sottolinea una nota della Fiopsd, la stessa persona frequenta 5 volte alla settimana gli stessi servizi per mangiare e 3 volte a settimana gli stessi dormitori per dormire; e vive in strada da oltre quattro anni: sono circa 30mila le persone senza dimora croniche (1.000 poveri all’anno in più che si aggiungono ai marginali di sempre).

Le fratture relazionali (separazioni e divorzi), un lavoro instabile, poco sicuro e mal retribuito, e la mancanza di qualsiasi reddito sono tra i principali fattori della homelessness oggi in Italia. Dai dati emerge che la separazione, insieme alla perdita di un lavoro stabile, sono gli eventi più rilevanti nel percorso di progressiva emarginazione che porta alla condizione di senza dimora. Rispetto al 2011 aumentano le persone che hanno vissuto una separazione che passano dal 59,5% al 63%, con un aumento un po’ più accentuato tra gli stranieri (dal 54,4 al 57,8%) rispetto agli italiani che passano dal 67 al 69,6. La perdita del lavoro stabile invece non è più l’evento più diffuso passando dal 61,9 al 56,1% (tra gli stranieri si passa dal 55,9 al 48,4% tra gli italiani si scende dal 70,6% al 66,1).

Ci sono le persone che non si rivolgono ai servizi e vengono avvicinati solo dagli operatori e dai volontari delle Unità di Strada coordinati da Fio.psd: si stima che siano 5mila e che – si legge nella nota – vivano SeDuTi, senza dimora, senza tetto e senza prestazioni, nelle strade, nelle baracche, nelle panchine delle grandi città.

Le Linee di Indirizzo per il Contrasto alla Grave Emarginazione Adulta in Italia, curate da Fiopsd, ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle 12 Città Metropolitane e sottoscritte nel novembre 2015 in Conferenza Unificata Stato Regioni, possono essere considerate la nuova cassetta degli attrezzi per chi sui territori eroga servizi di contrasto alla povertà.

In esse viene descritto il fenomeno dell’homlessness, chi sono le persone in povertà estrema, quali sono le azioni più efficaci per contrastare la povertà e l’assenza di una casa; è affrontato il tema dei servizi essenziali, cosiddetti “salvavita” (mense, dormitori), si parla di come incontrare le persone che nei servizi non arrivano con il prezioso lavoro delle Unità di Strada, si affronta il complesso tema della residenza, ma soprattutto si evidenzia come le azioni più efficaci siano quelle che permettono alle persone di uscire dalla condizione di “senza dimora”, come l’innovativo Housing First.

«Rimettere la persona al centro degli interventi, restituire un volto e una voce, dare dignità dell’essere cittadino, titolare di diritti come l’accesso ad una abitazione sicura, accendere nelle persone la speranza di non dover vivere per strada: questo vogliamo raggiungere con il nostro agire a fianco dei più poveri», dichiara Cristina Avonto presidente della Fiopsd. «I dati sul fenomeno, le Linee di Indirizzo, il Piano Nazionale di Lotta alla Povertà, il Network Housing First Italia sono tutti strumenti al servizio di chi ogni giorno combatte la povertà».

Le Linee di Indirizzo, infatti, rappresentano il primo documento ufficiale di programmazione nel settore della grave marginalità che Governo, Regioni ed Enti Locali sono chiamati a seguire in quello che si delinea come il Primo Piano Nazionale di Lotta alla Povertà, che per la prima volta disegna un progettualità specifica nello stanziamento delle risorse, affinché le proposte progettuali possano essere finanziate nei prossimi anni a valere sul Pon inclusione e sul Programma relativo al Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead), oltre che nella programmazione Regionale dei FSE e FESR.

Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha concluso dichiarando che «con l’accordo sancito in Conferenza Unificata si aggiunge un altro importante tassello al Piano Nazionale per il contrasto della povertà per coloro che vivono in povertà estrema e senza dimora. La grave marginalità adulta è un fenomeno sociale complesso, che richiede interventi su più fronti e l’integrazione di professionalità specifiche. È determinante in questo senso il potenziamento della rete dei servizi, la collaborazione con il Terzo settore e la sperimentazione di modelli innovativi di intervento»

In apertura foto di Justin Sullivan/Getty Images


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