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Arena: «Il miglior governo è la partecipazione»

Il presidente del Laboratorio per la Sussidiarietà commenta per Vita.it il Rapporto Labsus 2015, «la cittadinanza attiva, venendo riconosciuta attraverso regolamenti, come quello del comune di Bologna, libera energie altrimenti sopite»

di Lorenzo Maria Alvaro

Nel febbraio 2014 a Bologna nasceva il “Regolamento sulla collaborazione fra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Da allora sono stati 54 i Comuni che hanno seguito l’esempio e molti altri hanno intrapreso l’iter per dotarsi dello strumento. A lavorare in prima linea con l’amministrazione bolognese c’era il Laboratorio per la Sussidiarietà. Oggi Labsus presenta il rapporto 2015 (scaricabile in allegato) facendo un primo bilancio di un’esperienza che sta diventato una buona pratica degli enti locali italiani. Il presidente Gregorio Arena ha analizzato i risultati con Vita.it.

Tutto ha inizio in qualche modo con l’approvazione del Regolamento bolognese che all’art. 118 ultimo comma recita ”i poteri pubblici favoriscono le autonome iniziative dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale”. Cosa significa?
Riconoscere che questi cittadini attivi non sono utenti, assistiti, amministrati, secondo le categorie del Diritto amministrativo tradizionale. Sono invece soggetti che collaborano con l’amministrazione nel perseguimento dell’interesse generale o, detto in altro modo, nella cura dei beni comuni. Sono insomma coloro che, insieme con l’amministrazione, fanno vivere l’amministrazione condivisa.

Qualcosa di più della semplice manutenzione del bene pubblico…
Il tema non è la manutenzione dei beni comuni ma la partecipazione che ne deriva. Il regolamento comunale su questi temi che abbiamo pensato e stilato con Bologna ha avuto un grande successo. Le persone in Italia sono contente di organizzarsi, incontrarsi e partecipare alla vita della comunità e alla vita pubblica. Quello che mi colpisce di più dei dati che emergono dal Rapporto è che tutto questo costruisce legami di comunità. La cura di un bene comune permettere alle persone di trovarsi, creare capitale sociale e legami. Questo patrimonio poi si può trasferire in altri ambiti. Ha necessariamente effetti anche su tutti gli ambiti della vita collettiva. Questo è il vero cuore della questione.

Quindi il riconoscimento dell’impegno volontario migliora l’impegno stesso?
L’istituzionalizzazione di questa cittadinanza attiva le dà un marcia in più. Fino a ieri questo tipo di iniziative erano fatte nell’indifferenza e la diffidenza delle istituzioni. Il regolamento ha tranquillizzato il pubblico dirimendo problemi come il tema assicurativo o di competenze. Rendere più facile uno sforzo lo rende anche più piacevole.

Quali sono gli ambiti in cui gli italiani sono più attivi?
Gli italiani hanno il pollice verde. Il verde pubblico è il più gettonato con la manutenzione e la cura di parchi e giardini. Poi certamente ci sono le scuole, un grande terreno di intervento. Ma è impressionante notare come ci sia la più grande varietà di tipologie di intervento. La cura degli archivi comunali, o di musei particolari come quello dei Carbonai a Pistoia. In tanti si occupano di coltivare la memoria collettiva. I cittadini insomma si prendono cura di tutto, sia temi concreti che temi impalpabili ma importantissimi per l’identità. Così i casi di intervento sono infiniti. Il punto è che i cittadini trovano soluzioni ai problemi, spesso innovative, con molti meno limiti rispetto alle istituzioni pubbliche.

È una forma di sussidiarietà la gestione condivisa?
È un modo di intendere la sussidiarietà. Se la intendiamo come alleanza tra cittadini e istituzioni certamente lo è. Ma il punto importante è che i regolamenti sono lo strumento. Queste energie sono sempre state lì, avevano solo bisogno di essere liberate.


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