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Cooperazione & Relazioni internazionali

Un’alleanza sul fronte profughi

Pubblico, privato, chiesa e cooperazione: nella sede di Avsi a Milano un incontro inedito e trasversale per ribadire le linee di un impegno. Tra gli ospiti Giuliano Pisapia e Claudio Desclazi, amministratore delegato di Eni

di Giuseppe Frangi

Un sindaco, l'ad di una delle più grandi società italiane, il direttore generale di una ong e il rappresentante di un cardinale, vescovo di quella stessa città. Un palco insolito quello convocato oggi da Avsi, una delle maggiori ong italiane, per fare il punto su una campagna che ha visto una mobilitazione congiunta con altre organizzazioni sul tema dei profughi. “Profughi e noi. Tutti sulla stessa strada” è il titolo dato alla campagna lanciata prima di Natale nell'ambito del consueto appuntamento TendeAvsi.

Nella sede della Ong si sono ritrovati Giuliano Pisapia, Claudio Descalzi, numero uno di Eni, Luca Bressan, vicario episcopale, a cui si è unita anche un'altra imprenditrice, Marina Salamon. A guidare l'incontro Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi. Nella prima parte dell'incontro si sono sentite le voci di quattro cooperanti in prima linea da altrettanti paesi all'origine dell'impressionante spinta migratoria di questi ultimi mesi: Libano, Siria, Sud Sudan e Kenya (Avsi è impegnata a Dadaab, il più grande campo profughi del pianeta).

Straordinaria la testimonianza di Andrea Bianchessi proprio da Dadaab: ha raccontato di un impegno per garantire la scuola a ben 60mila giovani che vivono nel campo, costruendo o ristrutturando spazi come aule e formando insegnanti (ben 1200 in questi anni): da notare che il 90% dei rifugiati del campo sono musulmani.

Giuliano Pisapia ha voluto fare il punto sul l'accoglienza a Milano nel 2015: grazie al lavoro di Caritas e di Fondazione Arca sono state accolte 84mila persone, tra cui 11.400 bambini. «Nel futuro», ha detto Pisapia, «dovremo sempre di più muoverci su più livelli, di cui l'accoglienza è solo quello estremo. Il primo sforzo è quello di lavorare per dare un futuro di speranza attraverso il supporto a giovani donne è uomini non solo per sopravvivere ma per vivere dignitosamente contribuendo allo sviluppo del loro Paese».

Claudio Descalzi ha esposto le linee della politica industriale di Eni in Africa: «La nostra linea strategica è quella di creare valore. Perché il valore è un investimento sul futuro, e quindi conta anche più del profitto». L'ad di Eni ha fatto l'esempio del deficit di accesso all'energia dei paesi africani: «Nei paesi subshariani sono ben 650milioni le persone che non hanno accesso all'energia. Questo significa che il calore viene creato con ogni forma di biomassa, con effetti gravi dal punto di vista dell'inquinamento. Ogni anno sono 4 milioni le morti causate da questa situazione». Di qui la politica di Eni di procedere all'elettrificazione dei paesi in cui è impegnata, proprio come investimento su quei paesi (in Congo si è arrivati al 65%).

Anche Luca Bressan ha letto il tema dell'accoglienza nella chiave di un cantiere per il futuro. «Non stiamo pensando solo alla loro vita, in questo modo pensiamo anche alla nostra», ha detto.

Giampaolo Silvestri ha tirato le fila dell'incontro, richiamando proprio l'importanza di un'alleanza di soggetti diversi per affrontare quello che è il più grande fenomeno umano dei nostri tempi: «Nel 2015 i profughi sono stati 60milioni, cifra record a da quando esistono le statistiche. E ricordiamoci sempre che la gran parte dei profughi non sono da noi ma sono in paesi limitrofi alle aree di crisi. Che proprio per questo vedono Avsi in prima linea».


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