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L’affido rinforzato non tutela i minori

Cristina Riccardi, membro del consiglio direttivo di Amici dei Bambini con delega sull’affido chiede lo stralcio dal ddl Cirinnà delle ipotesi connesse ai minori, rimandando a una eventuale modifica della legge 184

di Redazione

Le scelte di vita e i desideri degli adulti stanno per essere trasformati in diritti a scapito dei bambini. È quanto rischia di accadere con l’eventuale approvazione del Disegno di legge Cirinnà sul riconoscimento delle unioni civili, che sarà discusso in Parlamento a partire dal 26 gennaio. Una proposta di legge su cui il mondo politico e la società civile si stanno dividendo, in particolare sui temi che riguardano i bambini, dalla stepchild adoption – la possibilità di adottare il figlio del partner anche nelle coppie omosessuali – e la nuova ipotesi del cosiddetto “affido rinforzato”. Sul tema interviene Cristina Riccardi, membro del consiglio direttivo di Amici dei Bambini con delega sull’affido. Ai.Bi. prenderà parte al Family Day, in programma a Roma tra fine gennaio e inizio febbraio.

«A rischio – dice Riccardi – sono i diritti di quei bambini a cui abbiamo assicurato, attraverso l’adozione e l’affido, il diritto di crescere in una famiglia, di avere una mamma e un papà». La famiglia come principale luogo di crescita serena – ricorda la rappresentante di Ai.Bi. – è ciò che ha ispirato l’attuale legge sulle adozioni e gli affidi, la 184/1983, e le sue modifiche. Leggi che ora si intende modificare per assicurare a chiunque lo desideri il diritto di essere genitore: «La proposta di ‘affido rafforzato’, che si ispirerebbe all’affido familiare – evidenzia Cristina Riccardi – in realtà, oltre a non garantire a ogni minore il diritto alla famiglia, va esattamente nella direzione opposta a quella indicata dal legislatore a suo tempo». Ovvero quella di garantire una famiglia a un bambino temporaneamente in difficoltà nella propria, con il chiaro obiettivo del rientro in quest’ultima. Con l’affido, quindi, lo status familiare del minore non viene modificato fino all’eventuale decadenza della responsabilità genitoriale: «Presupposti non presenti nel caso dell’affido rinforzato», denuncia Riccardi.

Questa soluzione, inoltre, proporrebbe di fatto il riconoscimento giuridico dell’affido sine die, ovvero senza termini di tempo e senza un progetto di rientro del minore nella sua famiglia originaria: «Rimarrebbero solo una verifica iniziale e una valutazione del genitore affidatario da parte dei servizi sociali», spiega ancora la delegata di Ai.Bi. all’affido. «Con la possibilità che, con il raggiungimento del 18esimo anno, si trasformi in adozione, quindi senza una garanzia di continuità affettiva per il minore». Soluzione oltremodo discriminatoria, secondo Cristina Riccardi, nei confronti dei bambini che non potrebbero crescere con due genitori legittimi.

Tra l’altro, l’approvazione dell’affido rinforzato provocherebbe un’ulteriore confusione tra l’istituto dell’affido e quello dell’adozione, cosa già successa con la legge 173 del 2015: quella sulla continuità affettiva dei minori in affido che potrebbero essere adottati dai genitori affidatari. «Sicuramente questa soluzione permette di superare il problema effettivo che la stepchild adoption presenta – commenta Riccardi -, ovvero l’adozione da parte del partner di un genitore del bambino, in presenza del secondo legittimo genitore». Ancora una volta, quindi, si adotterebbe un provvedimento a vantaggio degli adulti e non dei bambini.

Nel ddl Cirinnà, insomma, conclude la delegata di Ai.Bi. per l’affido, non si parla di “matrimonio” per le unioni omosessuali, ma di “unione civile”, pur riproponendo gli stessi riferimenti del Codice Civile del matrimonio. Allo stesso modo, «si vuol dare un altro nome alla stepchild adoption, ma ancor più a scapito dei bambini che, non solo sarebbero privati di una mamma e un papà, ma si troverebbero anche in una situazione di precarietà».

Infine, due riflessioni. Riprendendo i concetti espressi sul tema dalla psicoterapeuta Maria Rita Parsi, Cristina Riccardi sottolinea come, «se il ruolo genitoriale può essere svolto anche solo da una mamma o un papà, le funzioni genitoriali di accudimento sono un’altra cosa». E, in riferimento all’intervista del presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli, Riccardi evidenzia come sia importante affermare che «riconoscimento delle unioni civili e adozione/affido non possano essere oggetti di un’unica legge. Quindi, eventualmente, bisognerebbe stralciare questi temi dal ddl Cirinnà, per affrontarli poi come modifica della 184/1983».

Foto Sean Gallup/Getty Images