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Stepchild adoption: «fondamentale evitare automatismi»

L'intervento di Piercarlo Pazé, per molti anni direttore della rivista "Minorigiustizia" dell'Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e la Famiglia

di Sara De Carli

Piercarlo Pazé, 78 anni, magistrato, è stato per molti anni procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Torino e direttore della rivista “Minorigiustizia”, promossa dall'Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e la Famiglia, del cui Comitato Scientifico continua a far parte. Un osservatore competente ed equilibrato. Ecco il suo parere rispetto al dibattito attuale.

Che ne pensa della stepchild adoption?

Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari, la Corte dei Diritti dell’Uomo si è espressa in questa direzione, dicendo che l’Italia discrimina le coppie omosessuali, se un giudice decidesse in maniera diversa andrebbe sicuramente incontro a un ricorso. D’altra parte questo è un dato di realtà, non ha senso mettere la testa sotto la sabbia o lasciare che sia un giudice a decidere. Il problema è trovare una formula adatta.

Cioè?

Una formula che garantisca l’interesse del minore e soprattutto che escluda automatismi. Dobbiamo capovolgere l’approccio, rispetto a quello che sento. Se c’è un legame stabile, forte, di reale attaccamento fra il bambino e l’adulto in questione ed è interesse del bambini tutelare giuridicamente questo legame, si faccia l’adozione, altrimenti no. Bisogna trovare una formula pregnante, specificare nella legge che si deve guardare innanzitutto all’esistenza o meno di questo legame di attaccamento.

Foto TIZIANA FABI/AFP/Getty Images


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