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Mamma, sono stanca! Perchè bisogna crederci (lo dice la scienza)

Si pensava fosse una malattia solo degli adulti. Invece il 2% degli adolescenti soffre di sindrome da stanchezza cronica (CFS), come ha certificato uno studio ventennale condotto dall'università di Bristol. Colpite soprattutto le ragazze. Importanti i costi sociali: chi ne soffre perde più di mezza giornata di scuola la settimana

di Gabriella Meroni

Non è una scusa, come i genitori sarebbero portati a pensare. Se un ragazzino dai 13 ai 16 anni dice che non riesce ad andare a scuola perché è troppo stanco, potrebbe essere affetto dalla CFS, dall'acronimo inglese Chronicle Fatigue Sindrome, in italiano sindrome da stanchezza cronica. Una forma di encefalomielite mialgica, quindi una vera e propria malattia, sulla quale l'università di Bristol ha condotto, fin dagli anni 90, la più ampia ricerca mai realizzata. Sono stati presi in esame infatti 5.756 bambini inglesi, seguiti fino all'adolescenza. Gli studiosi hanno così potuto scoprire che 2 su 100 presentano in media i sintomi della malattia, ovvero una stanchezza invalidante che causa sofferenza estrema e impossibilità a svolgere molte attività quotidiane, mentre solo il 10% dei malati riceve cure adeguate e ben il 94% non è creduto dai genitori.

I soggetti più a rischio, almeno nella fascia 13-16 anni, sono le ragazze cresciute in ambienti poveri, in mezzo a difficoltà finanziarie, pessime condizioni abitative e solitudine. Nei casi estremi, come quelli dei ragazzini che frequentano uno dei pochi centri specializzati presso il Royal United Hospital di Bath, chi è colpito dalla CFS riesce a frequentare la scuola solo per un paio di giorni la settimana. I ricercatori sottolineano che la diagnosi di CFS non è stata fatta da un medico, ma si basa sulle risposte ai questionari inviati ai ragazzi e i loro genitori.

«Si tratta di uno studio importante perché dimostra che la CFS è molto più comune negli adolescenti di quanto precedentemente accertato», ha dichiarato la dottoressa Esther Crawley pediatra della Scuola di medicina sociale e comunitaria e autrice dello studio. «Come pediatri, abbiamo bisogno di avere una griglia diagnostica atta ad individuare la CFS, in particolare nei bambini provenienti da ambienti svantaggiati, che possono essere meno in grado di accedere a cure specialistiche». Il dottor Simon Collin, autore principale del rapporto ha aggiunto: «La CFS è una malattia molto debilitante, che ha un enorme impatto sulla vita dei bambini e delle loro famiglie, ed i risultati del nostro studio sottolineano la necessità di ulteriori ricerche sulle cause sul miglioramento delle terapie per i casi pediatrici». Anche perché, conclude la ricerca, il 94% dei bambini con CFS riferisce di non essere creduto e quindi di veder aggravato il proprio stato psicofisico a causa delle accuse ingiustificate di svogliatezza avanzate dai genitori.


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